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Risveglio e ricordo di sé

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Quando la mattina abbandonate il sonno fisico e vi alzate dal letto, sprofondate immediatamente in una condizione definita “identificazione”. Se fosse sufficiente alzarsi dal letto per essere svegli... tutto il mondo funzionerebbe diversamente. In questo stato di identificazione non possedete una consapevolezza autonoma, perché venite assorbiti – vi perdete – in tutto ciò che fate, dite e pensate. Non essendo presenti a voi stessi, ma persi nelle attività, interne o esterne che siano, non potete definirvi svegli nel senso più completo del termine.

L’essere umano che si trova in questa condizione non è un individuo vero, bensì una macchina biologica priva di
a)   unità interiore (un io permanente)
b)   reale volontà
c)   libero arbitrio
d)   padronanza di sé
e)   coscienza di sé,
si riduce, cioè, a una macchina manipolata da forze esterne, poiché, a ben guardare, si limita a reagire meccanicamente agli stimoli provenienti dall’ambiente circostante.

Far notare alle persone ordinarie che è perfettamente possibile restare addormentati nonostante la posizione verticale, difficilmente sortisce qualche effetto. Loro sono convinte che per il solo fatto di essersi alzate dal letto al mattino, sono divenute persone pienamente responsabili, padrone di se stesse e totalmente coscienti. Il fatto che a seconda dello stimolo proveniente dall’ambiente esterno, siano costrette a provare rabbia, imbarazzo o ansia, senza averlo chiesto e senza poterci fare nulla, non le induce a manifestare il minimo dubbio circa la solidità della loro coscienza, della padronanza di sé e del loro libero arbitrio. Ed è questo il vero mistero.

È quasi impossibile convincere chi la pensa così che sta ingannando se stesso, perché, non appena si sente dire di non essere cosciente, scatta in lui un meccanismo che lo risveglia per un istante e gli fa dire con indignazione: «Guardi che io sono pienamente cosciente di me!». Voglio farvi notare che proprio grazie a questo terribile trucchetto della natura, a causa della domanda ricevuta il terricolo si auto-osserva per un attimo e diventa in effetti cosciente. Se anche adesso, voi che state leggendo, vi fermate un istante e vi chiedete se siete coscienti, immediatamente smettete di essere identificati con il contenuto della lettura e divenite in effetti coscienti di voi. Ma quando ricomincerete a leggere non lo sarete più, perché ricadrete nell’identificazione, a meno che non facciate degli sforzi per restare coscienti mentre leggete: ciò che viene chiamato “ricordo di sé”.

Il drammatico trucchetto della natura, però, fa sì che l’individuo creda di essere sveglio sempre, e non solo per qualche istante a causa della domanda ricevuta. Si allontanerà da voi convinto di essere una persona cosciente, padrona di sé, in possesso di libero arbitrio e, naturalmente, abbastanza simpatica. Inoltre, a peggioramento della situazione, questa persona addormentata è attorniata da persone altrettanto addormentate, e la cultura in cui vive fa di tutto per perpetuare questo stato di sonno, in quanto chi dorme, forse non piglia pesci, ma sicuramente compra di tutto all’interno di affollati ipermercati.

L’Alchimia e la Magia – quando sono reali – si fondano sulla possibilità per l’essere umano, uomo o donna che sia, di uscire dal suo stato di sonno attraverso uno sforzo intenzionale, esercitato con perseveranza. Il ricordo di sé è una separazione della coscienza da tutto quello che facciamo, pensiamo e sentiamo. La coscienza smette progressivamente di restare identificata – addormentata – nelle attività della macchina biologica e diviene cosciente di sé, ossia cosciente di essere qualcosa di differente rispetto a fisico, emozioni e pensieri. Grazie a tali sforzi, non si limita a pensarlo con l’intelletto, bensì lo realizza.

Il simbolo del ricordo di sé è una freccia a due punte, che indica una duplice consapevolezza: verso l’interno e verso il mondo esterno. Si crea cioè un valore aggiunto, detto "osservatore" o "testimone", che è la consapevolezza oggettiva di sé, il senso di esserci. Si crea in questo modo un senso di distacco, di non identificazione coi pensieri, che prima non c'era. Infatti identificazione e ricordo di sé si escludono a vicenda, così come una stanza non può essere al contempo buia e illuminata.

(mentre leggevate, vi siete di nuovo persi, vero?)

Salvatore Brizzi
(professione: cane di Dio
D.O.G. = Dogs Of God)




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Evadere dal carcere in 10 passi – 9: Karma e perdono

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Premetto che non farò riferimento a ciò che ho letto su libri che hanno scritto altri – né moderni, né appartenenti alla cosiddetta tradizione – in quanto determinate nozioni ho potuto apprenderle attraverso l’esperienza diretta di progressiva identificazione con la mia anima. A chi si stupisce voglio ricordare che tutti ci siamo reincarnati più e più volte, e ancora lo faremo, per cui sapere come funzionano determinati processi è solo una questione di memoria più o meno salda che permane tra una vita e quella successiva. Tale memoria dipende dalla cristallizzazione (=fabbricazione alchemica) del »corpo di gloria«, anche detto »corpo causale«, ossia il corpo dell’anima.

Possono nascere dubbi sulla reincarnazione solo in chi ancora non ha cristallizzato un »corpo causale« e quindi non si è sufficientemente identificato con la sua anima. Il “sentirsi anima” consente infatti di percepirsi in quanto esseri immortali che attraversano differenti incarnazioni lungo migliaia di anni. La questione della reincarnazione non ha nulla da spartire con dimostrazioni logiche o scientifiche o con la trasmissione di insegnamenti tradizionali; consiste invece in una semplice verità che a un certo punto si manifesta come evidente e indubitabile in chi ha lavorato su di sé abbastanza a lungo.

L’anima esiste in ognuno di noi, ma di norma essa esiste solo in embrione. Attraverso il lavoro su di sé letteralmente si “fabbrica” l’anima (si cristallizza) e allo stesso tempo la nostra coscienza si disidentifica dalla mente per identificarsi progressivamente con l’anima, man mano che essa viene costruita attraverso la presenza nel qui-e-ora e l’apertura del Cuore. Di norma le persone credono che sia la loro attuale mente a reincarnarsi, invece è l’anima, l’essenza, a reincarnarsi in apparati psicofisici sempre differenti.

All’inizio del cammino evolutivo, nel corso delle prime incarnazioni, l’anima non si cristallizza in maniera volontaria, ma semplicemente come effetto delle situazioni difficili che è costretta a superare di vita in vita. L’anima viene cioè fabbricata “per attrito”, grazie alle difficoltà e alle sofferenze.

Il karma si origina in quanto gli effetti di ciò che un’anima ha vissuto all’interno di un’incarnazione si trasferiscono a quella successiva. Detto in altro modo: la qualità delle nostre reazioni agli eventi della vita creano un bagaglio positivo o negativo che portiamo con noi anche dopo la morte. Questo significa che “qualcosa” di immortale si è già costruito e sopravvive alla morte del corpo fisico. Per cui, un individuo può star certo che a ogni incarnazione riprende il lavoro esattamente da dove lo aveva interrotto al termine della vita precedente. L’anima non muore mai e le incarnazioni si sviluppano secondo un continuum molto simile all’alternarsi dei giorni nella nostra vita quotidiana (giorno, notte e poi un nuovo giorno).

Un uomo più evoluto decide invece di lavorare su di sé volontariamente al fine di cristallizzare in maniera definitiva il suo »corpo causale« e chiudere ogni sospeso karmico derivante dalle azioni delle vite precedenti. Non si affida, cioè, all’evoluzione naturale, ma decide di accelerare i tempi.
Jung giovane e vecchio. Daimon al centro

Come si lavora in tal senso?
Gesù dice in maniera chiara: «In verità, in verità vi dico: se uno osserva la mia parola, non vedrà mai la morte». Gv 8,51
La parola di Gesù indica sempre l’apertura del Cuore. In teoria non è nulla di complicato, perché non concerne l’applicazione di alcuna tecnica occulta; infatti è sufficiente... perdonare i propri nemici. Il perdono rivolto a qualcuno che ci sta facendo qualcosa di male fa sì che venga bruciato il karma che ci tiene legati a quella persona o a quel luogo. Non importa che non sappiamo quali trascorsi karmici ci hanno condotto a incontrare questa persona in questa situazione, perché il perdono va offerto a priori. Il perdono è il balsamo che guarisce e libera dalle catene del karma.

Nella pratica, come avrete intuito, non è così semplice come nella teoria. Perdonare è faticoso, in alcune occasioni quasi impossibile. Il punto è che l’attrito interno che si crea nell’atto del perdono letteralmente fabbrica il »corpo causale«. Questo ci consente di liberarci sia sul piano fisico che su quello astrale prima ancora di passare “dall’altra parte” al termine dell’incarnazione. Il perdono non è un atto morale, bensì un processo alchemico che ci libera definitivamente delle sbarre della psico-prigione.

Afferma San Paolo nella seconda lettera ai Corinzi: «Se uno è in Cristo, è una creatura nuova; le cose vecchie sono passate; ecco, ne sono nate di nuove» (2Cor 5, 17)

La parte mortale di noi vuole reagire, colpire, vendicarsi... mentre la parte immortale non si sente nemmeno offesa. La nostra coscienza sta nel mezzo: talvolta pende da una parte, talvolta dall’altra. In ogni caso, ogni minuto che riusciamo a frapporre fra l’offesa e la nostra reazione è un mattoncino che va a costruire il palazzo dell’anima.

[L’argomento è approfondito nei miei testi: RISVEGLIOe LAPORTA DEL MAGO]

Continua con la decima lezione...

Salvatore Brizzi
(professione: cane di Dio)
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Evadere dal carcere in 10 passi – 10: L’arte di osservarsi

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Per quale motivo l’ultima lezione di questo breve “manuale di evasione dal carcere” riguarda il tema dell’autoosservazione, che di norma ci si aspetterebbe invece come prima lezione? Perché la pratica dell’autoosservazione viene ampiamente sottovalutata e relegata ai “preliminari” del lavoro su di sé, quando invece è l’attività più difficile da apprendere. L’autoosservazione è al contempo l’inizio e la fine del lavoro su di sé.

Questo significa che si comincia con l’osservare quotidianamente i comportamenti della macchina biologica sui piani fisico, emotivo e mentale (annotandoli su un diario) e si finisce con l’identificarsi con Dio che osserva tutte le cose create dentro di sé. Stiamo parlando dello stesso processo che diventa sempre più profondo: si genera un osservatore, poi un centro di gravità permanente, poi un’anima... fino a identificare se stessi con il Sé, ossia l’Uno stesso, l’unico grande osservatore.

Le persone in generale non si osservano, nemmeno quelle che dicono di fare un lavoro su di sé. Conosco esperti di meditazione, terapeuti esseni, master reiki, dotti esoteristi... e tutti si vantano di essere su un percorso spirituale, ma in realtà ciò che manca a tutti è la volontà di osservarsi, di chiedersi: «Perché sto agendo in questo modo? Perché sto dicendo questa frase? Che rapporto ho con il denaro? Che rapporto ho con il sesso?». Sto parlando della volontà di guardare se stessi dal di fuori, con umiltà, con il fine di scorgere i propri meccanismi. Ho visto “maestri” con centinaia di allievi incapaci di rilevare in se stessi un problema riguardo il denaro o la sessualità. Problemi che, peraltro, con un’osservazione costante e prolungata si scioglierebbero nel giro di pochi anni o addirittura pochi mesi.

Una volta nati nell’ambiente della psico-prigione diveniamo schiavi della nostra macchina biologica ed entriamo in uno stato ipnotico che ci costringe all’interno della “ruota del topo”, quella del produci-consuma-crepa, inframmezzata unicamente dai momenti in cui ci dedichiamo all’attività riproduttiva. Tale attività – uno sbuffare e sudare in posizioni scomode e ridicole – è stata concepita affinché nuove anime potessero nascere e restare anch’esse intrappolate, fornendo così una inesauribile fonte di energia alla struttura stessa della psico-prigione e a chi l’ha costruita.

Solo un cambiamento di paradigma che ci permette di vedere la Terra come un pianeta-scuola – dove ogni evento non accade “a caso”, ma serve a imparare qualcosa – ci consente di evadere dallo psico-penitenziario. L’evasione, ovviamente, non è prevista, per cui a chi intraprende questo cammino occorrono una buona dose di forza di volontà e una fede inscuotibile nella realtà che si nasconde dietro le apparenze.

Nello stato ipnotico, vivere pochi mesi o 90 anni non fa molta differenza, in quanto lo stato ipnotico può dirsi vita, ma non ancora “vita cosciente”. Una mente che ripete una serie di opinioni personali raccolte qua e là, un mucchio di emozioni sempre pronte a scattare e una buona dose di energia sessuale, nel loro complesso non costituiscono ancora un “essere cosciente”. La presenza – la coscienza di sé – in fondo non è necessaria a condurre una tranquilla vita ordinaria all’interno della prigione. Utilizzando la mente, le emozioni e l’energia sessuale potete fare tutto ciò che fa un qualsiasi altro terrestre e nessuno sospetterà mai che siete addormentati, ossia che non siete davvero vivi.

Osservarsi non ha nulla da spartire né con il meditare, né con il far affluire “energie cosmiche” dentro di sé, né con il “canalizzare” qualcosa o qualcuno. Osservarsi significa restare presenti a noi stessi mentre agiamo e parliamo, nella quotidianità. I primi anni ci si aiuta compilando un diario la sera prima di addormentarsi, poi l’osservazione diventa sempre più diretta, in tempo reale; diventiamo cioè capaci di “risvegliarci a noi stessi” proprio mentre siamo preda di qualche meccanismo. Per esempio, ci sorprendiamo a dire una frase solo per difendere la nostra reputazione, far vedere che siamo intelligenti oppure solo per fare colpo su una persona con l’unico scopo di portarcela a letto. Se non ci osserviamo non possiamo renderci conto che dietro una frase o un atteggiamento si nascondono condizionamenti che fanno capo a nostra madre o a nostro padre o alla maestra di scuola.

Nell’autoosservazione non è richiesto un nostro intervento con lo scopo di modificare ciò che stiamo dicendo o facendo. Può accadere che ci sia una modificazione, ma può anche non accadere. In ogni caso la volontà va diretta verso l’interno – il restare presenti come testimoni coscienti – e non verso l’esterno, ossia nel tentativo di modificare qualcosa. Le modificazioni possono accadere, ma solo come effetto collaterale della nostra osservazione. Per esempio, mentre osserviamo la rabbia non dobbiamo cercare di fermare la rabbia (il che sarebbe un esercizio specifico), dobbiamo solo sforzarci di restare presenti, senza farci seppellire totalmente dallo stato ipnotico indotto dall’emozione stessa. Tuttavia accade spesso che come “effetto collaterale non ricercato” della nostra osservazione, la rabbia si modifichi, aumentando oppure diminuendo di intensità.

L’autoosservazione è il punto di partenza senza il quale nessun reale cambiamento può avvenire. Non importa quale sentiero spirituale abbiamo intrapreso, perché se non cominciamo dallo sforzarci di restare presenti con lo scopo di osservarci, giorno dopo giorno, stiamo solo meditando o facendo reiki o qualunque altra cosa... sempre all’interno dello stato ipnotico.

Nell’osservare la nostra macchina biologica dobbiamo imparare a considerare tutto in maniera neutra. La macchina non fa cose giuste o cose sbagliate; la macchina è la macchina ed è fatta come è fatta. Il nostro compito è osservare, non giudicare. Con il tempo dovremo imparare ad osservarci come ci osserverebbe Dio, con compassione anziché giudizio. Con il tempo impareremo ad amare la macchina così com’è adesso, con tutti i suoi meccanismi, senza aspettare che cambi per essere degna del nostro amore.

[L’argomento è approfondito nei mei testi: RISVEGLIOe LAPORTA DEL MAGO ]

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Amuleti e talismani

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Un amuleto è un oggetto che possiede un potere di protezione (contro piccole malattie, interferenze astrali, furti, raggiri, maldicenze, tentativi di separazione, ecc.), mentre un talismano è un oggetto che aiuta a sviluppare una qualità (amore nella coppia, fede, coraggio, realizzazione di se stessi, forza di volontà per uscire dalle dipendenze, riappacificazione, ecc.).
Per “interferenze astrali” si intendono sia entità del piano astrale che vogliono entrare nel nostro campo per rubare energia, sia persone fisiche che vogliono agganciarsi a noi per ingannarci, per convincerci a fare qualcosa (è tipico dei venditori di assicurazioni avere quest’energia, anche se inconsciamente) o per scopi sessuali.

Materiali di cui dovrebbero essere fatti: al primo posto i metalli preziosi e su tutti l’oro (quello più potente in assoluto dal punto di vista energetico), poi vengono il platino, il palladio e l’argento. Anche gli altri metalli sono comunque degli ottimi conduttori di energie psichiche e ideali per creare amuleti e talismani (rame, ottone, bronzo, ferro... fino al moderno acciaio), meglio ancora se l’oggetto è impreziosito da una pietra (diamante su tutti, poi rubino, zaffiro... fino all’ametista e l’opale). Non è detto che debba trattarsi d’un gioiello, può anche essere un oggetto che si porta addosso o che tenete in casa vicino alla porta come protezione (appeso sopra la porta oppure sulla parete di fronte, in modo che si trovi in faccia a chi entra). Per esempio, una volta si usavano il ferro di cavallo, il cucchiaino d’argento, il ditale da sarta (che una donna di casa regalava alla giovane che usciva per sposarsi come protezione contro le “punture della vita”), oggetti che servono sia per proteggere la casa che la persona. Meglio se sono autentici e tramandati, ma va anche bene comprarli (per esempio, so che esiste una gioielleria italiana, unica al mondo, che crea ditali preziosi da regalo). Va bene anche il classico corno napoletano, ma non di plastica.

Poi vengono il legno, la ceramica, il cuoio, la pelle, la pietra. Non possiedono alcun valore la plastica e i tessuti sintetici. Indumenti in pelle oppure lino, cotone, seta e lana possiedono una buona capacità di trattenere l’energia psichica. In generale, al di là dei materiali di cui sono fatti, bisogna porre attenzione a non indossare indumenti che sono già stati indossati da altre persone, a meno che non siate sicuri della provenienza e vogliate farlo consapevolmente per beneficiare dell’energia di chi li indossava.

Gli orologi sono anch’essi ottimi amuleti e talismani; più sono preziosi i materiali con cui sono costruiti, meglio è. Gli orologi di plastica sono da evitare, perché trattengono pochissima energia.
Una penna può andare bene, se è fatta di una qualche lega metallica.
Gli oggetti in vetro non sono molto adatti, ma in mancanza d’altro possono essere utilizzati. Se regalate un giocattolo, che sia anche un amuleto, a un bambino, usate il legno, non la plastica, oppure pupazzi senza plastica, non le classiche bambole. Oppure indumenti fatti con ottimi materiali (scarpe di pelle, vistiti di cotone e lana, ecc.).

L’ideale sarebbe che l’oggetto venisse regalato da una persona che vi vuole bene e non ha secondi fini (potere, sesso, controllo su di voi). Ma potete anche comprarvelo autonomamente. Lo scopo di questo articolo è comunque che siate voi a regalare qualcosa a qualcuno, non che lo facciate per voi stessi. La capacità di impregnarlo di energia e fare in modo che poi l’oggetto la trattenga a lungo, sono due caratteristiche che distinguono un amuleto potente da uno più debole. Esse dipendono sia dallo stato di coscienza dell’operatore (apertura del Cuore, assenza di attaccamento, volontà ferma, desiderio di servire e di fare del bene) sia dalla qualità dei materiali di cui è composto l’oggetto, come vi ho spiegato prima.

Anche se non siete un mago o una maga professionista, per caricare l’oggetto prima di regalarlo è sufficiente allestire un piccolo rituale. Sdraiatevi oppure sedetevi in maniera comoda, portate l’oggetto con le mani giunte sul Cuore, al centro del petto, recitate una preghiera (va benissimo un Padre Nostro, l’unica preghiera trasmessa da Gesù nel Vangelo, ma potete sceglierne anche un’altra), poi inspirate, trattenete il respiro qualche secondo, ed espirando inviate sull’oggetto la ferma intenzione di realizzare il suo scopo (di protezione da qualcosa, se è un amuleto, oppure di rafforzamento di una qualità, se è un talismano). Restate per qualche minuto concentrati sul vostro Cuore, sull’oggetto e sul pensiero inviato, respirando in maniera rilassata, poi chiudete con la stessa preghiera dell’inizio. L’impalcatura fondamentale dell'attivazione d'un oggetto è questa, ma ovviamente, in base alle vostre conoscenze esoteriche, potete allestire qualcosa di molto più articolato (candele, incensi, musiche, simboli, formule magiche, ecc.). In ogni caso, ribadisco che sono due le cose che rendono potente l’amuleto: il livello di coscienza del mago che lo attiva e il materiale dell’oggetto stesso.

Dal momento che conosco le vostre domande, vi dico già che durante il rituale potete evitare di togliere l’oggetto dalla confezione regalo che vi ha fatto il negoziante, a meno che non sia una scatola di metallo, nel qual caso ostacolerebbe un po’ il trasferimento di energia.

Detto questo, il miglior amuleto resta sempre:
1)   coltivare la purezza emotiva, sessuale e mentale, affinché non s’introducano in voi energie provenienti dalle sfere basse dell’astrale;
2)   alimentare ogni giorno il desiderio di servire gli altri, anziché fare le cose per la propria sopravvivenza.
Il miglior talismano resta sempre:
1)   sforzarsi di amare i propri nemici, affinché avvenga una progressiva apertura del Cuore;
2)   restare presenti nel qui-e-ora, affinché si crei un’identificazione con l’anima sempre più profonda.

Salvatore Brizzi
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La ricerca più sacra

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Phuket - Thailand

D. Cosa c’è alla base della nostra scelta di amici, prima di raggiungere il punto in cui siamo liberi dall’ego?

R. Non puoi cercare gli amici. Sono loro che arrivano. Ciò che fa da sfondo a tutti gli incontri, è il momento in cui non c’è nulla da dire. Qui troviamo il sentimento senza emotività. Se questo presupposto non è presente in maniera forte, puoi star certo che rimarrà coperto da parole, proiezioni e immagini. Un uomo o una donna non esistono di per sé. Essi appaiono occasionalmente in questa circostanza. Soltanto in questa assenza di aspettative, le qualità dell’uomo e della donna possono manifestarsi senza cliché né ripetizioni. Generalmente, tra due persone, un vero incontro avviene solo in minima parte. C’è solo l’incontro di due schemi. Ciò causa conflitto e noia.
I tuoi vicini e gli amici hanno idee su di te. Non farti ingannare da esse e a tua volta non farti idee sulle persone che conosci. Non imprigionare le persone nella tua memoria. Le circostanze non si ripetono mai, la vita non si ripete mai. È solo l’ego che desidera la sicurezza del conosciuto che etichetta ogni essere e ogni situazione.
Quindi, vivi nel tuo ambiente come se fosse la prima volta. Sii privo di qualificazioni. In questa nudità, sei bellissimo, e ogni momento è pieno di vita.

D. In particolare, non mi è chiaro quando il desiderio sessuale è compulsivo o impulsivo e quando è invece un’espressione spontanea dell’amore.

R. Nel vero amore non ci sono l’amante e l’amato. C’è un momento che viene dal corpo per celebrare quell’amore sul piano fisico. Questa unità nella sensazione del corpo sgorga direttamente dall’unità dell’amore stesso.
Il comportamento tra due amanti è un’arte. Un artista fa appello alla sua più alta immaginazione. Ma l’immaginazione deve essere usata per esaltare l’amore, non per compensarne la mancanza. Il ritmo biologico e l’immaginazione sono veicolati dall’amore, ed è solo l’amore che può costantemente rinnovare lo stimolo, altrimenti c’è noia.
Oggi, purtroppo, c’è grande confusione su cosa sia il desiderio che fluisce dal ritmo biologico e cosa sia il desiderio che viene dalla mente ed è ripetizione meccanica.
Ci sono così tanti stimoli mentali che la maggior parte delle persone ha perso il contatto con i propri ritmi biologici ed è diventata ottusa e meccanicamente avida. La ripetizione meccanica intralcia il ritmo naturale.
Nella ripetizione meccanica c’è solo prendere e usare. Quando la mente – la memoria – interviene, il corpo non è più aperto a tutte le sue capacità e quindi la stimolazione sensuale non è più potente e tenta di compensare questa mancanza con immagini e sforzo.
È un circolo vizioso.
Nisargadatta Maharaj
Devi essere chiaro sulla natura del tuo desiderio. Non permettere che l’informazione di seconda mano ti influenzi. C’è solo amore e, in questo amore, a volte compaiono l’uomo e la donna. Non c’è abitudine, non c’è nessun riflesso automatico in questo apparire dell’uomo e della donna. La maggior parte delle cosiddette risposte alle altre persone sono solo abitudini e reazioni.

[testo tratto da Chisono io? – La ricerca più sacra di Jean Klein – Antipodi Edizioni]

Jean Klein (1912 –1998) è un autore francese appartenente al filone della non dualità. Divenne noto al pubblico italiano negli anni ’80 grazie al testo Essere – Accostamenti alla non dualità - Editrice Psiche (in realtà non un libro di Jean Klein, bensì una raccolta di articoli dell’omonima rivista, appartenenti ai più svariati autori).
Abbiamo scelto di pubblicarlo come Antipodi Edizioni proprio perché il materiale originale in circolazione in Italia è molto poco (si annovera come unica eccezione La naturalezza dell’essere, Magnanelli Edizioni, al momento però non disponibile).
Vi offriamo quindi una “chicca editoriale”, come d’altronde stiamo facendo in tutte le collane di Antipodi. In particolare nella collana Antidoto, dedicata alla non dualità, sono infatti presenti pezzi rari come Eternità ora di Francis Lucille (amico e discepolo dello stesso Jean Klein) e Audacia e libertà di Gangaji, allieva diretta di Poonja (Sri Poonjaji).
Insomma, vale la pena dare uno sguardo alle nostre collane: Antidoto (non dualità), Animacorpus(sessualità magica) e Primoraggio (Draco & C.).

Salvatore Brizzi
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I 7 sacramenti

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Battesimo di Cristo, Verrocchio - Da Vinci

In un periodo storico dove l’ignoranza riguardo il Cristianesimo e la sua funzione sta toccando apici mai visti prima – anche tra le fila dello stesso clero – si rende necessario fare chiarezza su un argomento fondamentale come i sacramenti e la loro utilità per la nostra evoluzione spirituale.

I sette sacramenti accompagnano l’intera vita del credente, dal Battesimo all’Unzione degli Infermi, consentendo a ogni successiva celebrazione una riconferma e un rafforzamento del contatto fra corpo materiale ed essenza spirituale. Tertulliano (155 ca – 230 ca) applicò per primo il termine sacramentumal battesimo, mutuandolo dall’ambito militare, dove sacramentum indicava il giuramento prestato dalle reclute al loro ingresso in servizio.

Se osserviamo con attenzione e da un punto di vista più “sottile” lo svolgimento dei sacramenti, risulta quantomai evidente che essi furono istituiti da anime elevate che conoscevano i mondi invisibili: i materiali che si adoperano, le “parole di potere” che si pronunciano e i segni che si eseguono sono pensati con lo scopo di raggiungere risultati prestabiliti nei mondi sottili, richiamando con certezza determinate intelligenze angeliche. Ecco perché nessun particolare dell’esecuzione dovrebbe essere alterato nel corso del tempo, onde evitare che se ne perda l’efficacia. I sacramenti si fondano su cerimonie di origine pagana molto più antiche, e da un punto di vista esoterico ne rappresentano l’evoluzione e il perfezionamento.

Il sacramento è una cerimonia che possiede due proprietà: in primo luogo è una rappresentazione simbolica (potremmo definirla un’allegoria visiva), cioè la rappresentazione d’un significato che agisce direttamente sull’inconscio dell’individuo per mezzo di parole, atti e oggetti ben precisi. In secondo luogo il sacramento è un pontefice (=costruttore di ponti) fra il mondo materiale e le energie invisibili del mondo spirituale. Un anello di congiunzione grazie al quale tali energie, attraverso il sacramento e il suo officiante possono scendere nella materia e diventare fruibili.

Quando si parla di sacramenti, si fa riferimento alla discesa dello Spirito Santo, un potere interiore e spirituale che diventa attivo sulla Terra attraverso una serie di simboli visibili esteriormente. Inoltre, esseri angelici appartenenti ai mondi invisibili sono presenti durante la cerimonia sacramentale e riversano le loro influenze benefiche sui presenti, i quali, in misura della loro purezza e levatura spirituale sentiranno il loro Cuore stimolato.

Il sacramento si avvale di:
PAROLE DI POTERE. Le vibrazioni prodotte dalle parole nel mondo visibile causano una risposta vibratoria prima nei nostri corpi sottili, rendendoli più ricettivi, poi nel mondo invisibile, attraendo determinate intelligenze, nella fattispecie lo Spirito Santo e le entità angeliche preposte. I corpi sottili vanno infatti, in un certo senso, accordati alla nota delle energie che vogliamo richiamare. Va da sé che il latino non veniva usato “per rendere le cerimonie incomprensibili alla povera gente”, come affermano certe coscienze ancora ferme alla fase di ribellione adolescenziale, bensì per provocare determinate vibrazioni nei mondi invisibili, vibrazioni che per mezzo di lingue più profane non si possono ottenere. Il latino andrebbe infatti reintrodotto nelle cerimonie sacre. Le lingue sacre (sanscrito, greco ed ebraico, nelle loro versioni antiche, sono altri esempi) possono essere usate come forze viventi nei mondi invisibili.

SEGNI. Nei sacramenti sono presenti SIGILLI (o SEGNI DI POTERE), ossia gesti speciali che indicano la direzione imposta alle forze invisibili con le quali il celebrante deve operare. In altre parole, una volta richiamate le energie e le entità preposte a operare in quel sacramento, il sacerdote dice loro, sempre attraverso atti simbolici, come devono agire sul catecumeno.
Battesimo di Cristo, Bellini

OGGETTI. L’acqua santa, l’olio dei catecumeni, il crisma, gli anelli consacrati ... sono sostanze e oggetti che vengono magnetizzati e in tal modo permettono la realizzazione del risultato che si vuole ottenere da uno specifico sacramento, cioè la natura dell’effetto spirituale. In altre parole, le intelligenze richiamate versano le loro energie nelle parti più sottili delle sostanze, le quali mutano e da comuni oggetti si trasformano così in veicoli di energie più elevate. Gli oggetti consacrati aumentano di molto il loro potere, e questa differenza magnetica è anche dovuta al grado di maggiore o minore conoscenza, purezza e anzianità animica del sacerdote che li consacra. Più in generale, la forza d’un sacramento è anche relativa al grado di consapevolezza del sacerdote riguardo gli effetti sui mondi invisibili di quanto sta facendo.


BATTESIMO

Il battesimo è la porta d’ingresso su una particolare via spirituale, quella tracciata dal Cristo.
«Se uno non rinasce per mezzo dello Spirito Santo e dell’acqua, non può entrare nel regno di Dio». Gv 3, 3-5

L’elemento fondamentale è costituito dall’aspersione con l’acqua del capo del bambino, mentre vengono pronunciate le parole di potere: «(Nome) io ti battezzo nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo».
L’acqua viene prima santificata con delle “parole di potere” e con il “segno di potere” più classico, ossia il segno della croce compiuto sulla superficie dell’acqua. L’aspersione dell’acqua o, nell’adulto, l’immersione servono a purificare, almeno temporaneamente, il corpo eterico mettendolo nella giusta risonanza con le energie superiori, consentendo così la discesa dello Spirito Santo. Nel bambino non è indispensabile una purificazione come nell’adulto, ma l’acqua è comunque necessaria per magnetizzare il suo corpo eterico e permettere la discesa dello Spirito.

Prima del Battesimo mediante l’acqua e lo Spirito Santo, il sacerdote pronuncia un esorcismo che culmina nell’unzione del battezzando con l’olio dei catecumeni. In quello che può essere considerato un vero e proprio rituale di protezione, si tracciano con quest'olio una croce sul petto e un'altra fra le scapole del catecumeno, pronunciando le adeguate “parole di potere”. Quest’atto magico serve a rafforzare i corpi sottili del bambino proteggendolo da influenze esterne indesiderate e dalle tentazioni del male. Ovviamente nessun rituale può proteggerci da ciò che siamo destinati a vivere karmicamente, ma si possono evitare molte inutili pene e al contempo vivere con più coraggio quelle che ci spettano.
Quest'olio viene benedetto insieme all'olio degli infermi (utilizzato nel sacramento dell’Unzione degli Infermi) e al crisma(utilizzato nei sacramenti del Battesimo, della Confermazione e dell’Ordinazione) in ogni diocesi una volta all'anno, il Giovedì Santo, dal vescovo durante la messa crismale.

Il crismaè un olio profumato utilizzato nell’atto finale della cerimonia. Tale olio viene consacrato dal vescovo ed è lo stesso utilizzato nella Confermazione (la cosiddetta Cresima) e nell’Ordinazione dei nuovi sacerdoti. È quindi molto potente. L’officiante unge il capo del neo-battezzato, apponendo così un SIGILLO magico che lo consacra in eterno in Cristo come “membra viva del suo corpo”.

La veste bianca e la candela accesa che vengono consegnate a padrino e madrina non rivestono unicamente un valore simbolico, ma rappresentano un impegno molto serio che essi prendono nei confronti del battezzato: salvaguardare la purezza e la dignità della sua vita da cristiano (la veste bianca) e illuminare con la fede il bambino attraverso le loro parole, il loro esempio e, laddove i genitori non fossero all’altezza, con il loro aiuto (la candela accesa).
Battesimo di Cristo, il Perugino

Affermare che il Battesimo sia un’imposizione vuol dire non comprendere cosa sia davvero il Battesimo. È infatti l’anima a chiedere che il corpo di cui si servirà in questa incarnazione venga battezzato, e lo fa nascendo da due genitori che la condurranno al fonte battesimale. Così come ha scelto la lingua che parlerà e se abiterà un corpo di statura alta o bassa, di colore bianco o nero... allo stesso modo ha scelto la confessione religiosa che più gli è consona per il cammino che deve percorrere.

Cambiare la propria religione o rifiutare le religioni in toto è segno di una spiritualità non ancora matura, incapace di comprendere il senso dei rituali e degli insegnamenti impartiti all’interno della propria religione. Mi fanno tenerezza quelle persone che si recano nella parrocchia dove sono state battezzate per chiedere la cancellazione dai registri, una pratica che viene definita sbattezzo e che ovviamente non ha alcun valore dal punto di vista spirituale. Lo Spirito Santo, che è stato richiamato attraverso il Battesimo e sigillato attraverso l’imposizione delle mani e l'unzione che avvengono nella Confermazione, non può in alcun modo venire “rimosso”.

...continua nel post successivo.

Salvatore Brizzi
(professione: cane di Dio)
(D.O.G. = Dogs Of God)



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In difesa di Adriano Panzironi

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Seguo da alcuni mesi (meno di un anno) un nuovo regime alimentare. Un regime è differente rispetto ad una semplice dieta, in quanto non è temporaneo e prevede l’adozione d’una diversa “cultura alimentare”, un nuovo modo di vivere che dobbiamo poter mantenere anche a lungo senza sforzo. Si tratta del regime “Life 120” proposto dal giornalista Adriano Panzironi nel suo libro “Vivere120 anni – Le verità che nessuno vuole raccontarti”. In realtà con il suo libro ha messo ordine nelle idee che già avevo sposato dopo aver letto un altro importante testo: “La dolce catastrofe” di Giovanni Cianti, la cui lettura vi consiglio appassionatamente.

Fondamentalmente, entrambi i libri indicano l’eccesso di zuccheri nella nostra dieta come causa della maggior parte dei disturbi e delle malattie moderne. Prima dell’avvento della coltivazione di cereali e legumi l’essere umano che cacciava e mangiava carne era più forte, più atletico e più sano; quando diviene stanziale e inizia a coltivare e a cibarsi di cereali degenera fisicamente (lo testimoniano i ritrovamenti relativi a vari periodi storici che sono stati messi a confronto). L’enorme quantità di zuccheri e amidi che ingeriamo quotidianamente ci fa ammalare e ci indebolisce progressivamente come civiltà. La tanto sbandierata dieta mediterranea è una truffa che sta ingrassando le case farmaceutiche, in quanto, lo dicono le statistiche, ci ammaliamo sempre di più, non di meno, sia fisicamente che psicologicamente.

Dal momento che “siamo letteralmente ciò che mangiamo” e, come ogni buon alchimista sa, CIÒ CHE INGERIAMO INFLUENZA SIA LA NOSTRA SFERA PSICHICA CHE QUELLA SPIRITUALE, dovremmo interessarci maggiormente di ciò che mettiamo in bocca e di ciò che diamo da mangiare ai nostri figli. Abbiamo mangiato per decenni, tutti i giorni, pasta, pane o pizza... è possibile che questo comportamento non sia collegato alle nostre malattie, al degrado fisico, alla fragilità immunitaria e al modo indecoroso con cui invecchiamo? Ammalarsi e diventare sempre più inefficienti sia fisicamente che mentalmente negli anni della vecchiaia... è davvero inevitabile?

Sull’argomento zuccheri in particolare si veda anche “That sugar film” del regista Damon Gameau, che avevo già consigliato tempo addietro (https://www.youtube.com/watch?v=EK231j5oV3o).

Sul piano pratico si tratta di eliminare lo zucchero, il pane, la pasta, la pizza, il riso, le patate, i legumi, i latticini, la birra e gli alcolici zuccherosi (limoncelli e amari vari) per mangiare senza limitazioni ciò che mangiavamo da primitivi: pesce, carne, uova, verdure, frutta, frutta a guscio (mandorle, nocciole, noci, pinoli, pistacchi) e tanta acqua; con moderazione possiamo aggiungere i formaggi stagionati e fra gli alcolici sono permessi il vino, la grappa e il cognac.
In questo nuovo regime risulta essenziale fare attività fisica.
[Io non sono mai fanatico nei miei comportamenti, per cui la mattina un cornetto, magari bio, me lo faccio, e se festeggio un compleanno il cannolo siciliano è d’obbligo, perché come dice anche Castaneda: «non siete voi a trovare lui, ma è lui che trova voi» e quindi va onorato!].

Contemporaneamente ho iniziato il regime di integrazione consigliato e commercializzato da Panzironi stesso (vitamine, minerali, melatonina, omega 3, aminoacidi, spezie, ecc.). L’integrazione non è obbligatoria, ma caldamente consigliata, io stesso assumevo già regolarmente integratori per compensare la drammatica deficienza qualitativa degli alimenti odierni. Il risultato è che sono più in forma fisicamente, più lucido mentalmente, con più energie a disposizione. Ho anche ascoltato testimonianze provenienti da varie persone e sono tutte soddisfatte: c’è chi perde peso e poi non ha difficoltà a mantenerlo, chi recupera meglio nello sport, chi dorme meglio la notte, chi è guarito da malattie, disturbi, inestetismi della pelle, perfino dall’irsutismo (eccesso di peluria)... ma questo a me non è ancora successo!
Giovanni Cianti, classe 1949

Il primo mese non è stato semplice, in quanto vivevo delle vere e proprie crisi di astinenza da amidi. Nonostante mangiassi in gran quantità, la sera, prima di andare a dormire, avevo ancora fame e faticavo a prendere sonno. Il mio corpo implorava la sua quotidiana quantità di zuccheri! Gli avevo fornito dosi di pasta, pane e pizza per decenni, senza smettere mai, anche nel periodo (di 8 anni) in cui sono stato vegetariano, per cui era ovvio che adesso la mia macchina biologica si rivoltasse contro di me. Ma quel periodo è passato e adesso l’organismo si è stabilizzato su un nuovo equilibrio.

SIA BEN CHIARO: NON VI STO CONSIGLIANDO DI ADOTTARE QUESTO REGIME ALIMENTARE, non mi permetterei mai di dare consigli in tal senso, dal momento che so quanto l’alimentazione appartenga alla sfera del sentire personale e non a quella del ragionamento e quindi del convincimento. Vi ho illustrato ciò che sto sperimentando io sulla mia pelle, non ciò che dovete fare voi.Non andrei mai in giro a dire – come invece fanno molti – che: «Tutti dovrebbero essere vegetariani, perché la carne fa male a tutti!» oppure il contrario: «La carne è indispensabile per un’alimentazione corretta e bilanciata», perché so che entrambe le affermazioni sono false.

Inoltre so che molti di voi sono vegetariani, e comprendo che per loro sarebbe più complicato passare a un regime del genere dovendo eliminare gli amidi (sono stato vegetariano anche io). Sarebbe interessante chiedere a Panzironi quali sono i pro e i contro del vegetarianesimo e in che modo esso potrebbe – o non potrebbe – venire integrato nel suo regime.

Ma allora qual è il punto a cui voglio arrivare?
Questi studiosi non sono medici, non fanno cioè parte della cosiddetta scienza ufficiale, ciò nondimeno si permettono di dare informazioni utili alle persone, informazioni capaci di farle stare meglio, ma in aperto contrasto con gli interessi della farmacia che ognuno di noi trova sotto casa (perché adesso sono più numerose delle panetterie). E questa è la loro prima imperdonabile colpa agli occhi del mondo. La seconda colpa riguarda solo Panzironi... ed è la più imperdonabile: da questa sua intuizione ha creato un business prolifico. Il libro infatti è un best-seller e la sua linea di integratori, che ovviamente ha un costo, è vendutissima.

Sei scomodo all’establishment medico, sei antipatico all’italiano medio-cre perché fai un lavoro che ti piace e hai un business che funziona... insomma... sei un bersaglio perfetto (argomento che tratto in “LaVia della Ricchezza – Il denaro al servizio dell’umanità”). Infatti aggiungo che Panzironi è proprio il classico esempio di chi fa i soldi seguendo i criteri del Business Consapevole, quelli che espongo nel mio libro:
1)   Risolvi un problema che è stato prima di tutto tuo, quindi hai sperimentato su di te il prodotto/servizio che offri.
2)   Rispondi a un’esigenza che coinvolge un gran numero di persone.
3)   Crea un prodotto/servizio che sia sempre di alta qualità.
4)   Fai qualcosa che ti appassiona.
5)   Sappi che non potrai piacere a tutti, perché chi produce qualcosa che è adatto a tutti, in verità non sta aiutando nessuno.

Ecco allora abbattersi su Panzironi la mannaia del Grande Fratello (quello di Orwell), e nella fattispecie ciò è avvenuto per mezzo della trasmissione Le Iene (che, pensate un po’, tanti anni fa mi erano pure simpatici). Tante accuse campate in aria, tanti sofismi, che non tengono minimamente conto del fatto che Panzironi non ha mai danneggiato nessuno, nessuno si è mai lamentato e il regime alimentare che propone fa stare meglio le persone. Ma evidentemente non è questo che conta davvero in televisione.

A seguito del servizio delle Iene sono giunte accuse da numerose testate giornalistiche e infine l’immancabile convocazione da parte dell’ordine dei giornalisti del Lazio per «aver commesso atti non conformi al decoro e dignità professionale e di aver compromesso la propria reputazione. Inoltre di aver comunicato delle informazioni che sono prive di validità scientifica».

Dal momento che la questione mi tocca personalmente, mi sono sentito in dovere di scrivere questo articolo.
Adriano resisti. Non sei solo.

Il sito di Giovanni Cianti: http://www.giovannicianti.org/bio.htm

Salvatore Brizzi
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L'alimentazione nel percorso spirituale

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Dopo il post precedente In difesa di Adriano Panzironi si è scatenata la solita ridda di commenti deliranti da parte dei “fanatici del pinzimonio”, per lo più provenienti da menti semplici e di poche pretese, capaci di registrare nel cervello i segnali che attraversano la retina, ma non di tradurli nel corrispondente significato. Tralasceremo dunque questo genere di commenti per rilevare invece due domande che hanno una ragion d’essere e meritano un approfondimento della questione.

Prima domanda:
« [...] Nel tuo libro Laporta del Mago dici che, cito testualmente:
Per quanto concerne invece la carne, essa è intrisa della paura, della sofferenza emotiva e del dolore fisico che gli animali provano dapprima nelle spaventose condizioni cui sono sottoposti sul luogo di allevamento, durante il trasporto e poi al momento del macello.
In un altro punto dici:
Ridurre l’assunzione di carne, alcool e zucchero non può quindi che rivelarsi salutare.
Come concili queste parole con il fatto che nel tuo ultimo post dici di aver adottato una dieta a base di carne?»

Seconda domanda:
« [...] Nel libro di Alice Bailey, Trattato di Magia Bianca, si dice che:
Quando frutta fresca e vegetali, acqua limpida, frutti oleosi, grani crudi e cotti costituiranno l’unica dieta dei figli degli uomini in evoluzione, allora si formeranno corpi idonei a divenire veicoli [per le anime] altamente evolute.
Visto che so che tu ti ispiri molto agli insegnamenti dei maestri della Gerarchia di Shamballa e che ogni tanto tieni pure seminari sui libri della Bailey, mi chiedevo come sposi il tuo essere tornato a mangiare carne con le parole della Bailey. Ti stai involvendo? C’è qualcosa che mi sfugge? Ti sarei grata volessi approfondire.»

Per quanto concerne la prima domanda, nel mio libro Laporta del Mago dico anche:
Quanto al diventare vegetariani o all’adottare un qualsiasi regime dietetico che comporti scelte drastiche, dobbiamo sempre tener conto del fatto che ogni apparato psicofisico ha i suoi bisogni. Su questo pianeta ci sono persone che manifestano gravi carenze, soprattutto sul piano psicologico, se non possono mangiare settimanalmente una ben determinata quantità di carne, mentre ne esistono altre – e i loro casi sono documentati – che vivono da anni di sola frutta o addirittura di solo prana (si veda sull’argomento Nutrirsi di Luce e L’Arte di Vivere in Risonanza di Jasmuheen).
Fra i due estremi ci sono infinite sfumature.

Direi che in questa citazione c’è già la risposta alla prima domanda. E riporterei anche la frase che scrivo più in basso, nello stesso capitolo del libro:
Ciò non implica che i vegetariani siano in qualche modo più ‘evoluti’ dei carnivori.

Confermo che ridurre l’assunzione di carne, alcool e zucchero non può che far bene alla salute. Come ho scritto nel post precedente, io ho eliminato pasta, pane, pizza e riso. Riguardo la carne, cerco quella di migliore qualità, che magari non proviene da allevamenti intensivi, in ogni caso non ne mangio molta e mi indirizzo principalmente verso il pesce.

Confermo anche il fatto che la carne proveniente dai maggiori allevamenti è intrisa di sofferenza. In questi allevamenti ci sono infatti condizioni che nulla hanno da spartire con le battute di caccia alle quali ci dedicavamo quando eravamo uomini preistorici, e nemmeno con il maiale che una volta veniva ammazzato nella fattoria. È un dato di fatto. Ma questo non significa che l’assunzione di carne rallenti o addirittura impedisca di ottenere realizzazioni spirituali, come molti nell’ambito new age invece credono. Se proprio vogliamo fare dei paragoni, vi assicuro che le emanazioni sottili di molti ambienti di lavoro sono decisamente più nocive di un pollo alla cacciatora. Un sabato pomeriggio all’ipermercato o per le vie affollate del centro vi danneggia molto più della cotoletta alla milanese. Ascoltare un solo telegiornale è mille volte più inquinante che gustarsi una tartare di fassona. Avere uno smartphone sempre a portata di mano nuoce al vostro corpo un milione di volte più che una dieta onnivora!

Nel contesto sociale in cui viviamo, esposti alle continue e onnipresenti influenze dei media, aver paura che sofferenza e aggressività entrino in noi attraverso le bistecche... è semplicemente ridicolo!

Ma la prova certa che la presenza o l’assenza di carne non influenzano l’aggressività umana... è che io le persone più aggressive e intolleranti le ho conosciute fra i vegetariani. E vi assicuro che questa non è solo la mia esperienza, mi sono confrontato con altri relatori. Su Facebook esiste una pagina dove il fanatismo vegano viene portato alla luce e ridicolizzato: https://www.facebook.com/VSLpaginaufficiale/

Esistono invece prove scientifiche del fatto che sia lo zucchero ad aumentare l’aggressività. In alcune carceri e in alcune scuole “difficili” americane sono stati eliminati gli zuccheri ed è stata incrementata la quantità di vegetali nella dieta, ottenendo risultati sorprendenti dal punto di vista della gestione dell’aggressività.
In una prospettiva più psicologica mordere la carne e spolpare un osso serve proprio a scaricare l’aggressività repressa... sono atti fondamentali che ci ricordano ciò che eravamo... e che nella società di oggi – dove abbassiamo la testa digrignando i denti –  non possiamo più essere.

A mio parere stiamo dando poca fiducia alle capacità del nostro organismo di trasformare un cibo al quale è abituato da milioni di anni e per il quale è stato costruito dalla natura.
[siamo predatori, ve lo ricordate ancora o vi siete totalmente rammolliti oltre che nel corpo anche nella psiche? Abbiamo gli occhi posizionati frontalmente, come le tigri, non lateralmente, come le gazzelle e i conigli]
E in ogni caso non dimenticate mai le parole di Gesù (e non solo in riferimento alla questione dell’alimentazione!):
Non è quel che entra nella bocca che contamina l’uomo; ma quel che esce dalla bocca, ecco quel che contamina l’uomo. Allora i suoi discepoli, accostatisi, gli dissero: Sai tu che i Farisei, quand’hanno udito questo discorso, ne son rimasti scandalizzati? Mt 15,11-12

--------------------------------------------

Per quanto concerne la seconda domanda sono, ovviamente, d’accordo con la frase riportata negli insegnamenti della Bailey, pur restando fedele a quanto detto ne Laporta del Mago:
[...] dobbiamo sempre tener conto del fatto che ogni apparato psicofisico ha i suoi bisogni.

L’apparato psicofisico d’un Maestro (quinta iniziazione) non ha più bisogno degli stessi nutrienti di cui invece abbiamo bisogno noi. Un iniziato di quel livello può effettivamente nutrirsi di frutta o anche solo di prana, ma questo non significa che un qualunque fruttariano sia un maestro, ma solo che il suo organismo tollera bene quel regime a causa di predisposizioni che probabilmente derivano da vite precedenti (vale anche per il caso della già citata Jasmuheen). Ma quando parliamo di maestri stiamo parlando di Buddha, il Cristo, Djwal Khul, Koot Humi, Morya e pochi altri, per lo più sconosciuti e che non scendono mai tra la gente. Vivono in luoghi isolati, comunicano con iniziati e discepoli telepaticamente (vedi rapporto fra Djwal Khul e le due iniziate Blavatsky e Bailey) oppure attraverso una vera e propria “possessione” (vedi rapporto fra il Cristo e Gesù). Insomma, non è qualcosa che si trova alla nostra attuale portata.

Per quanto concerne un iniziato di grado inferiore (terza e quarta iniziazione), costui ha già capito quale alimentazione gli è più congeniale per il suo progresso, non si fa problemi a mangiare tutto ciò che gli occorre, né a cambiare rapidamente regime alimentare nel momento in cui percepisce che la sua macchina biologica richiede degli aggiustamenti. Ricordiamoci infatti che “siamo ciò che mangiamo” e che attraverso l’alimentazione è possibile guarire – o meglio, non far ammalare – l’apparato psicofisico, sia psicologicamente che fisicamente. Non di rado egli fa anche ricorso al digiuno. Stiamo parlando dei grandi iniziati della storia come Gesù (che ha ospitato il Cristo per tre anni), Socrate, Pitagora, Lao Tzu, Zaratustra, Maometto, Gurdjieff, Osho, Sai Baba, ecc. Solitamente creano religioni o movimenti di qualche tipo e sono in grado di influenzare milioni di persone.

Per quanto concerne gli iniziati di prima e seconda iniziazione e i discepoli più avanzati, essi hanno, in generale (c’è comunque una grande differenza fra un iniziato e un discepolo), un’ottima gestione dell’apparato psicofisico, anche se non ancora completa, per cui si preoccupano di imparare ad ascoltarsi e procedono per tentativi e con cautela, sia nel determinare l’attività fisica da svolgere sia nello scegliere la giusta alimentazione, senza mai cedere alla tentazione di “mettere il carro davanti ai buoi”, pensando di poter guadagnare in elevazione spirituale smettendo di mangiare carne, se non è questo ciò di cui il loro involucro ha effettivamente bisogno. Questi iniziati di norma non sanno di esserlo e non sanno nemmeno cos’è la Gerarchia di Shamballa – o Fratellanza Bianca – per cui possono essere utilizzati per i compiti più disparati. Alcuni lavorano nell’ambito della spiritualità, ma la maggior parte di loro agisce nella politica, nel mondo dell’imprenditoria e nel mondo dell’arte, se ne trovano anche nell’ambiente militare. Stiamo parlando di Cagliostro, Nicolas Flamel, Paracelso, Eckhart Tolle, Aïvanhov, Blavatsky e Bailey, Leadbeater e Besant, Krishnamurti, Eugene J. Gold, ma anche di Napoleon Hill, Wallace D. Wattles, Prentice Mulford, James Allen, Camillo Olivetti, Joe Vitale, Anthony Robbins... e tanti tanti altri, disseminati in giro per il mondo, in tutti i campi.

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Il denaro è il compenso che riceviamo per aver fatto qualcosa per il mondo. Non dobbiamo infatti concentrarci sullo sforzo per ottenere denaro, ma dobbiamo rispondere alla domanda: «Qual è l’attività che più mi piace svolgere e che posso offrire come mio dono per il mondo?». Il mondo ha bisogno che tu diventi una persona di successo ed è un tuo dovere rispondere a questa chiamata.

Il denaro di per sé non ci farà diventare grandi, ma è il mezzo che possiamo utilizzare per compiere cose grandi. Per fare questo dobbiamo però risolvere un paio di meccanismi che si trovano radicati nel nostro inconscio:

1)   L’avidità di denaro, che ci fa credere di aver bisogno di cifre sempre più consistenti, perché la famosa “sicurezza economica” è come la linea dell’orizzonte nel deserto: una linea immaginaria, impossibile da raggiungere all’esterno di sé. L’avidità deriva dalla paura di morire.
2)   Il senso di colpa riguardo al denaro, quello che ci fa pensare: il denaro è la radice di tutti i mali, il denaro è il demonio, il denaro è responsabile delle guerre, il denaro rende disonesto chi lo possiede, non si può diventare ricchi e rimanere puri e piacere a Dio. Questo meccanismo INCONSCIO fa sì che colleghiamo ogni guadagno che vada oltre la mera sopravvivenza, all’azione del male dentro di noi.

Io qualche vero ricco in passato l'ho conosciuto (di quelli che entrano da Louis Vuitton e comprano un intero scaffale) e vi posso assicurare che non sono avidi di denaro. Lo usano, lo apprezzano, lo sfruttano, ma non ne sono avidi, perché non vivono nella paura. E sono così non perché appartengono a un’altra specie, ma perché sono stati educati fin da piccoli a concepire in questo modo il denaro. Non sono stati educati né alla paura di rimanerne senza, né al senso di colpa per averlo. E quei pochi – meno di quel che pensate – che si sono arricchiti pur essendo avidi... prima o poi perderanno ciò che hanno… e nel frattempo saranno vissuti nella paura di perderlo. Se insieme alla ricchezza non c’è anche serenità interiore non si può parlare di vero benessere, altrimenti potremmo prendere come esempi anche i boss mafiosi, ma credo che nessuno di voi si sentirebbe felice nel condurre quel tipo di vita.
                  
Noi vogliamo amare il denaro come si ama – o si dovrebbe amare – il proprio partner: con gioia, con ammirazione, con trasporto... ma senza attaccamento, senza possesso, senza paura di poter perdere l’oggetto del nostro amore. Questo è un amore che rende libere entrambe le parti e fa sì che continuino ad attrarsi.

Esiste un approccio “verticale” al denaro, che va oltre le comuni concezioni:
1)   Il denaro può essere amato, ma non posseduto;
2)   Il denaro non va combattuto, né bisogna combattere per esso;
3)   Il denaro va rispettato, ma non idolatrato;
4)   Il denaro serve per migliorare il mondo;
5)   Del denaro si può disporne a piacimento pur senza sentirlo proprio;
6)   Il denaro serve a realizzare obiettivi, ma non è l’obiettivo;
7)   Il denaro diviene veramente nostro solo quando non ne sentiamo più il bisogno.

In un mondo che ha una disperata necessità d’aiuto non possiamo limitarci a guadagnare i soldi che ci servono per arrivare a fine mese e permetterci una vacanza all’anno. Questo è il vero egoismo. Questo significa pensare unicamente a se stessi e alla propria famiglia, utilizzando come scusa la povertà e il desiderio di rimanere onesti. Più soldi significherebbe anche più responsabilità nei confronti del mondo, e in fondo poche persone vogliono portare questo fardello.

Non costruite pozzi in Africa perché siete poveri o siete poveri perché non usereste mai i soldi per costruire pozzi in Africa? Non avete grandi obiettivi perché siete poveri oppure siete poveri perché non avete grandi obiettivi?

Nelle scuole del futuro insegneranno che il denaro deriva dall’amore per la propria missione di vita. Il denaro verrà considerato uno strumento spirituale, attraverso il quale ogni persona potrà misurare se stessa, ossia il suo rapporto profondo con la paura e con il senso di colpa. Analizzando il loro rapporto con il denaro le persone saranno in grado di portare alla luce ciò che si nasconde nel loro inconscio. Il denaro, infatti, non mente mai.

Non il desiderio di fare soldi, bensì una visione straordinaria guiderà i nostri figli... che saranno i ricchi del futuro, non grazie, ma nonostante i loro genitori. Il denaro servirà a convogliare la luce dell’anima all’interno della materia, permettendole di manifestarsi appieno attraverso il compimento d’una particolare missione.

Come gli abusi fisici si trasmettono da una generazione all’altra a causa dell’esempio del genitore che viene registrato nei muscoli e nelle ossa del bambino – il bambino abusato diventa infatti spesso a sua volta un abusatore – allo stesso modo, il rapporto disfunzionale che i genitori hanno con il denaro viene registrato e tramandato ai figli. Un appello ai genitori: non crescete i nuovi poveri che poi verranno consolati da papa Francesco, piuttosto crescete i nuovi ricchi che con la loro influenza cambieranno anche la politica e aiuteranno il mondo a crescere.

Correggere il proprio atteggiamento nei confronti del denaro contribuirà a sistemare quasi ogni aspetto della vita.
Billy Graham (1918-2018, famoso predicatore americano e consigliere spirituale per 12 presidenti degli Stati Uniti, da Harry S. Truman a Barack Obama)


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Salvatore Brizzi
[Il mondo è bello, siamo noi ad esser ciechi]





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Questione di gusto o di livello?

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«Io di solito ascolto musica classica, a te quale musica piace?»
«Io la classica non la sopporto, mi annoia. A me piace l’hip-hop, perché è una musica che ha un senso, ti parla dei problemi di tutti i giorni. È una musica di protesta».

Qualcuno ascolta Giovanni Allevi, Ludovico Einaudi, Giovanni Sollima, Yann Tiersen, Ryūichi Sakamoto, Richard Clayderman, mentre qualcuno ascolta Alessandro Aleotti (un milanese meglio conosciuto come J-Ax, fondatore del duo Articolo 31) o Federico Leonardo Lucia (un milanese meglio noto come Fedez). Sarebbe divertente fare un sondaggio fra gli italiani per capire quanti di loro, quando si parla di J-Ax o Fedez li collegano subito a dei volti televisivi, mentre se si nominano Sakamoto o Sollima “cadono dalle nubi”!

«Beh... è una questione di gusti. Il mondo è bello perché è vario e ognuno è libero di scegliere» risponde il terricolo medio. In realtà entrambe le affermazioni sono false: non è una questione di gusti e nessuno è libero di scegliere. Le persone non ascoltano la musica perché la scelgono, bensì perché è nella loro natura vibrare in sintonia con alcuni suoni e non con altri. Che si possa scegliere è una beata illusione, in tutti i campi. Inoltre, la musica non è tutta uguale, ma appartiene a differenti LIVELLI VIBRATORI DELLA COSCIENZA. E ogni musica si rivolge unicamente a chi, almeno con una parte di sé, risponde a tali vibrazioni.

Chi riesce a produrre certe melodie possiede un’anzianità animica superiore a chi riesce a produrre solo i testi della musica pop o le grida guttural-sataniche dei Venom, così come per saper suonare il violino occorre un’anzianità animica superiore che per suonare il tamburo. Fra la musica degli U2 e quella di Alvaro Soler c’è una differenza di livello, non di gusto, e se non lo comprendete... beh... abbiamo un problema.

Non fraintendetemi (lo so che lo state già facendo), non sto affermando che chi ascolta Fedez sia meno evoluto di chi ascolta Sollima. Io stesso ascolto un po’ di tutto e spazio da Madonna a Battiato, dai Depeche Mode a Paul Kalkbrenner, da David Bowie a Marilyn Manson. In effetti Fedez e J-Ax proprio non ce la faccio, è quel finto-alternativo, finto-rivolta-di-noi-giovani che strizza l’occhio alla finta-sinistra e che per fare la rivoluzione-di-noi-giovani si limita a bere birra e fumare le canne fino alle 4 del mattino... criticando quelli che invece vanno in discoteca. Quando mi piaceva ascoltare il rap ascoltavo gli Assalti Frontali (Onda Rossa Posse) o i 99Posse, il punk filosovietico dei CCCP o quello destrorso degli Ultima Frontiera. Ma la musica classica ha sempre inevitabilmente fatto da sfondo a tutto questo. Lì non trovavo significati mentali, ma solo l'appagamento della mia anima.

Non sto parlando male d'un genere musicale in favore d'un altro, sto solo affermando che chi non riesce ad ascoltare Einaudi perché si annoia o si innervosisce oppure ascolta Wagner e gli viene voglia d'invadere la Polonia... ha sicuramente un problema a sostenere certe vibrazioni. Se Fedez e J-Ax il 1 Giugno cantano a San Siro davanti a 79 mila persone urlanti... questo problema è diventato un problema sociale. La gente non sa più cos’è la musica, non ne distingue gli scopi né le vibrazioni. E questo, ve lo assicuro, riguarda la coscienza collettiva e non i gusti personali.

E il medesimo discorso può essere fatto per la lettura, il cinema, l'arte o qualunque altro campo, fino alla politica. Ebbene sì... non crediate che in quel campo tutto si equivalga e che anche fra i partiti non siano presenti differenti livelli, in base alla vibrazione emanata. Qualcuno ama leggere il romanzo rosa o il thriller più in voga del momento, qualcun altro passa le ore su Gurdjieff, Osho o su Autobiografia di uno Yogi. C’è chi si istruisce sui libri di cucina e chi cerca di capire come funziona la sua mente studiando libri di psicologia, motivazionismo o comunicazione non verbale. Non è una questione di gusti, ma di livello di coscienza.

La società moderna – non più democratica, ma sempre più fortemente “democratizzante” – vuol farci credere che siamo tutti uguali e che le eventuali differenze facciano sempre riferimento a un piano orizzontale (il gusto personale, appunto) anziché a un piano verticale (il livello delle coscienze, appunto). La differenza non è solo filosofica ed è di massima importanza, perché se il confronto viene tenuto sul piano orizzontale, tutto viene appiattito sulle due dimensioni. In altre parole, tu non sei meglio di me, nessuno è meglio di me, semplicemente abbiamo interessi e gusti differenti. Si perde ogni termine di paragone superiore e quindi il senso di crescita personale verso un obiettivo più elevato. Non mi sento in difetto se non sopporto certa musica o trovo inutili certi libri, e come conseguenza non mi sento in dovere di migliorarmi.

Sappiate che Socrate non è superiore ad Alvaro Soler, ma semplicemente «hanno seguito passioni differenti» oppure «lui ha avuto la possibilità di studiare, l’altro no», ma, soprattutto «Socrate ti fa pensare troppo, mentre il mitico Alvaro ti fa “muovere la cintura” e non ti fa pensare ai problemi» ... e via dicendo.
Benvenuti sulla Terra.

Salvatore Brizzi
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Schiavi degli invisibili

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Schiavi degli invisibili(tit. or. Sinister barrier) è un romanzo di fantascienza di Eric Frank Russell pubblicato nel 1939. Uscito in Italia nel ’53 per la mitica collana Urania, è stato ristampato nel 2010 dai tipi della Coniglio Editore (che però ha chiuso i battenti). Ve ne parlo perché principalmente a questo testo è ispirato il mio seminario Il Lato Oscuro della Forza, tanto che nel corso della giornata ne scorreremo insieme dei brani. Leggerlo costituirebbe quindi un’ottima preparazione (ammesso che ne troviate ancora delle copie).

Oltre la sinistra barriera (=sinister barrier) dei nostri limiti, oltre questo campo visivo meschino e inefficiente, intenti a dominare ogni uomo dalla culla alla tomba, a depredarci spietatamente come parassiti, stanno i nostri padroni maligni e onnipotenti: gli esseri che sono i veri signori della Terra!
Eric Frank Russell

Il romanzo di Russell è ispirato all’opera dello studioso indipendente – e geniale – Charles H. Fort, autore del famoso (negli ambienti alternativi) Il libro dei dannati, un’opera che tratta delle migliaia di fatti inspiegabili (e quindi “dannati” dalla scienza) che accadono nel mondo praticamente tutti i giorni e che solitamente nessuno mette in collegamento fra loro. Charles Fort criticava il classico metodo scientifico che isola i fatti per studiarli. Secondo lui ciò che è isolato è privo di vita, non è reale. Non è mai riuscito a includere tutti i misteri in una visione unica, ma alla fine ha elaborato un’interessante teoria: noi siamo proprietà di qualcuno. «L’umanità intera è proprietà privata di “qualcuno” che ne sta al di fuori e che la sfrutta per i suoi fini. Come un contadino che tiene il suo gregge di pecore all’interno della palizzata che circonda il suo podere e le sfrutta per la lana e per il latte. E ogni tanto se ne mangia una». [dall’introduzione al testo]

L’agente governativo protagonista del libro di Russell comincia a collegare fra loro le morti improvvise di alcuni scienziati in vari posti del mondo, fino a comprendere che: «l’intera umanità è stata, senza rendersene conto e forse da sempre, schiava di entità, i Vitoni (Vitons), “quarto stato della materia”, non si sa se originari della Terra oppure provenienti da un altro pianeta. Esseri che ci hanno usato come oggetti di consumo: mucche, pecore, api. O meglio: hanno considerato oggetti di consumo i nostri sentimenti, le nostre emozioni che più forti sono, più violente sono, meglio è, perché più nutrimento procurano ai Vitoni: il loro è “un banchetto della sofferenza umana”, “un nutrimento emotivo”. Finché qualcuno casualmente non riesce a vederli e allora mal gliene incoglie. E tutta la lotta contro queste entità si compie, in fondo, per essere alla fine sicuri che quanto si prova sia genuino, personale, non artificiosamente indotto da loro per non si sa bene quale motivo (o meglio: si sa: per un motivo “gastronomico”!)». [dall’introduzione al testo]

«Siccome tutti i nostri dati indicano che i Vitoni orientano le opinioni come vogliono, guidando sottilmente i pensieri nel mondo per loro più conveniente, è quasi impossibile stabilire quali giudizi si sono evoluti naturalmente e logicamente e quali sono stati imposti all’umanità».
«Tutti gli indizi che abbiamo potuto raccogliere dimostrano senza il minimo dubbio che i Vitoni sono esseri fatti di energia primaria in forma compatta ed equilibrata. Non sono solidi, né liquidi, né gassosi. Rappresentano un’altra categoria non classificata, [... … ] ma non sono di materia nel senso comunemente accettato». [dal cap. IX del testo]

Queste cose sono state scritte nel 1939, quando le “teorie del complotto” in stile David Icke erano ancora di là da venire. Io ho dedicato all’argomento la quarta sezione del mio LaPorta del Mago, pubblicato nel 2007, e in particolare i capitoli L’origine della trappola e Vendere l’anima al diavolo, che riprenderò nel corso del seminario. Tuttavia non c’è da stupirsi di tanta lungimiranza da parte di Eric Frank Russell, se consideriamo che determinate informazioni sulle interferenze aliene, all’interno delle scuole esoteriche – quelle che “non esistono” e non hanno un sito – vengono tramandate da millenni. Inoltre c’è da considerare che i migliori scrittori di fantascienza sono sempre stati anche i romanzieri più intuitivi e capaci di accedere naturalmente a delle conoscenze che in verità “sono nell’aria”.

Prima della fine del 2018 sono previsti tre appuntamenti per il mio seminario: Brescia, Rimini e Roma. Per maggiori informazioni leggete qui sotto.

Salvatore Brizzi
[Il mondo è bello, siamo noi ad esser ciechi]



 
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07 Ottobre – ROMA
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Identità e differenza

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Ogni tanto parlo di politica perché... nonostante sia stato sottoposto anch’io per decenni al bombardamento mediatico/culturale che mira a creare servi, burocrati mediocri e nani psicologici... nonostante a scuola, fin da tenere età, sia stato condizionato a obbedire e a non prendere iniziative... nonostante la mia intelligenza sia stata valutata per decenni in base alla mia capacità di ripetere a memoria ciò che i professori della cultura dominante volevano sentirsi dire... il mio spirito non si è ancora sopito e io non sono ancora morto dentro, come è invece accaduto a quasi tutti quelli delle ultime generazioni.

Qualche anno fa, nel mio libro La Rinascita Italica (che prima o poi tornerà in commercio, ve lo prometto) dicevo: «Solo uomini e donne che nel loro Cuore hanno posto il futuro della nazione davanti agli interessi personali, potranno costruire una nazione con un futuro. Chi vuole prendere parte alla riedificazione dello Spirito Italico deve dimostrare di non essere più autocentrico nei propri interessi e di saper mettere le proprie qualità al servizio dell’intera comunità, come un Samurai che non combatte per se stesso ma mette la spada al servizio del suo signore».

Proprio non me la sento di stare in disparte a coltivare il mio giardino, nella speranza che il Sistema non si abbatta mai con il suo pesante martello sulla mia testa. Preferisco muovermi incontro al nemico. Non sono nato per fare la fine dell’agnello a Pasqua. Intorno a me, nell’ambiente della spiritualità, è pieno di persone che si sono ritagliate la loro nicchia e si permettono di dire «a me la politica non interessa... io mi devo occupare di altro...». Si nascondono nelle fogne, sperando non arrivi mai Il Grande Derattizzatore. Credono di poterla esorcizzare ignorandola. Il futuro dimostrerà che si sbagliano.

Fermo restando che ognuno di noi ha comunque una missione diversa su questo pianeta – e non tutti hanno il compito di candidarsi alle elezioni – in ogni caso... meno te ne occupi... più la politica si occupa di te, qualunque mestiere tu svolga. Prima o poi viene a cercarti nel tuo giardino dorato per disturbare il tuo sonno e spezzare il tuo sogno. Ciò che è recentemente accaduto con la questione dell’obbligatorietà dei vaccini dovrebbe servire da monito. Le decisioni non vengono prese dai meditanti dell’ambiente new-age (ve ne siete accorti?), bensì da coloro che stanno al Governo. Come ebbi modo di dire in un discorso tenuto a Roma tanti anni fa: «Se noi non facciamo politica, la politica ce la fanno addosso».

Nel post Cosa vota Salvatore Brizzi ho spiegato qual è il programma politico che nei prossimi anni può provocare un riequilibrio energetico utile alla nostra ripresa come nazione. La ripresa economica e sociale può essere unicamente conseguenza d’un mutamento energetico. Dobbiamo ricostituirci sul piano energetico, riaffermare la nostra identità in Europa e nel mondo, altrimenti stazioneremo ancora a lungo nelle sabbie mobili, come abbiamo fatto finora, grazie ai governi-ombra degli ultimi anni. Siamo come un adolescente che deve dimostrare di essere divenuto adulto. Questo si aspettano da noi i maestri di Shamballa.

Per questo motivo in alcuni punti del programma insisto sul concetto di “mantenimento dell’identità”. Lui stesso non lo sa, ma il lavoro di “riappropriazione dei confini” che sta portando avanti Matteo Salvini rientra nel percorso di riacquisizione dell’identità nazionale che la Fratellanza di Shamballa vorrebbe per l’Italia... e non è un caso che venga ferocemente ostacolato dalla stampa di regime e dalla cultura di regime, i quali puntano a una disgregazione delle nazioni, con il fine di renderle più vulnerabili. L’affermazione della propria identità permette a una nazione di divenire più forte. Chi è forte può aiutare il prossimo e può fare da esempio, ma chi viene indebolito non può aiutare né se stesso né gli altri: è destinato a fare riferimento a un potere più grande e divenirne schiavo.

Scrivevo in La Rinascita Italica: «L’euro è stato un attacco, molto ben riuscito, all’autonomia degli Stati nazionali europei. Ammettere il fallimento dell’euro e fare un passo indietro non significa necessariamente rinunciare a una cooperazione fra gli Stati. Invece d’un’unione monetaria disfunzionale possiamo promuovere un’Europa delle Patrie, formata da Stati amici che collaborano fra di loro, senza per questo rinunciare all’identità nazionale... che è la vera forza dell’Europa. Così come individui risvegliati e indipendenti possono formare una comunità anziché un branco, allo stesso modo un gruppo di nazioni che non ha rinunciato alla sovranità nazionale può dare luogo a una Comunità di Patrie anziché a un branco di popoli dominati dagli interessi delle banche internazionali.

Un’azione violenta e disgregatrice delle identità sia nazionali che personali – che si maschera dietro il termine “globalizzazione” – persegue la cancellazione delle memorie culturali delle singole nazioni. Essere “cittadino del mondo” non significa non avere più Patria e non percepire più la propria cultura d’origine. I differenti popoli e le diverse culture devono collaborare fra di loro, integrarsi, prendere il meglio l’una dall’altra... ma non scomparire. La ricchezza d’una civiltà risiede nella diversità delle culture che la compongono. Ed è proprio questa preziosa diversità che, in nome della globalizzazione, si vuole uccidere oggi. Su questo fraintendimento, inoltre, si gioca nell’additare come “di estrema destra” chiunque s’opponga fieramente alla frantumazione delle sue radici culturali. Che io venga indicato come “razzista” perché non voglio smettere di sentirmi italiano – un individuo unico, il cui attuale modo di pensare è anche frutto d’una storia millenaria fatta di Politica e di Arte – è una violenza nei confronti della mia stessa identità, che in tal modo, in nome dell’uguaglianza, viene ridotta a mero numero, un numero che non possiede più un passato e, di conseguenza, nemmeno un futuro».

Le quattro atlete di colore che hanno vinto l’oro nella 4x400 ai Giochi del Mediterraneo, sono italiane? Io vi dico che quattro italiane non avrebbero mai vinto quell’oro. Se quattro atlete di colore nate in Giappone avessero vinto un oro in una staffetta mondiale, potremmo forse affermare che i giapponesi sono i più forti del mondo in quella specialità? Forse dovremmo ridefinire alcuni concetti: è sufficiente essere nato in Giappone per essere giapponese, anche se io sono africano? Ossia, l’identità genetica conta qualcosa al fine di definire l’appartenenza d’un individuo a una nazione? Io sono aperto a tutto, basta mettersi d’accordo. Per esempio, io gli atleti non li farei più gareggiare per nazione, bensì come singoli. Non potendo più definire in maniera chiara l’appartenenza a una patria, è meglio che ognuno gareggi per sé.

E la successiva domanda è: poiché dico questo... sono uno sporco razzista? Ma di tale argomento ho già ampiamente parlato nel mio post sull’atleta “italiana” Fiona May: Chi è il cittadino?

«Nel rispetto d'un insidioso “razzismo al contrario” dovrei vergognarmi di sentirmi italiano, di voler ancora distinguermi, di non voler scomparire nella massa multietnica indifferenziata dove l’essere umano è trattato alla stregua d’un codice a barre: «Non ci interessa quali sono la tua cultura, il tuo colore e le tue radici, ma solo che tu acquisti i prodotti della globalizzazione e paghi le tasse!».

Lo stesso discorso può esser fatto circa l’identità sessuale, anche questa volutamente messa in dubbio e in crisi, soprattutto fra i più giovani. Qui il messaggio culturale oramai da diversi anni è: nell’era del progresso ognuno ha diritto di scegliere se essere uomo o donna, il sesso del tuo corpo non ti deve condizionare!
A Londra è nata la prima clinica per affrontare la cosiddetta “disforia di genere”. Ha avuto in "trattamento" 50 tra bambini e adolescenti cui vengono iniettati ormoni che bloccano lo sviluppo, in attesa che decidano quale sesso "scegliere". Un'aberrazione psicologica e un falso scientifico che si configura come una violenza, al pari di quella sessuale, sul corpo e sulla psiche di innocenti. 

Che i miei gusti e le mie abitudini non siano più distinguibili da quelle d’un francese, un tedesco o un algerino non costituisce evoluzione, bensì involuzione, in quanto anziché avanzare dallo stadio di individuo a quello di comunità – dove ognuno mantiene la propria identità agendo al contempo per il Bene Comune – si retrocede dallo stadio di individuo a quello primitivo di “branco indifferenziato” – dove non c’è più identità e le decisioni vengono prese dal capobranco, ossia, in questo periodo storico, un governo occulto e sovranazionale».

Se voi vi sentite spiritualmente pronti per perdere la vostra identità, ben venga. Secondo me vi state prendendo in giro, ma questo è un altro discorso, che affronteremo un altro giorno. In ogni caso, sappiate che la nazione non è pronta, evolutivamente deve ancora acquisire una vera identità, ed è questo che interessa i maestri. Nella crescita dell’individuo, così come delle società, esistono delle tappe che non possono venire saltate: non puoi costringere un bambino, che deve sviluppare il senso del possesso, a regalare i suoi giocattoli, solo perché tu sei un genitore affetto da newageismo. Se non permetti al bambino di strutturare in maniera sana il suo ego, dandogli una famiglia e un territorio entro il quale sentirsi al sicuro, sarà un adulto pieno di paure e insicurezze. E questo, qualcuno, lo sta facendo in scala globale con le nazioni. Qualcuno, una Gerarchia Oscura, che ben conosce gli stati energetici e i livelli evolutivi delle nazioni e delle folle, e sa come manipolarli per i suoi scopi.

Gli stessi che sbraitano in favore dell’accoglienza e vedono razzisti, fascisti e xenofobi ovunque, non stanno accogliendo proprio nessuno in casa loro. E questo è giusto, in quanto anche loro, come tutti gli altri, non sono pronti per l’accoglienza, se non a parole. Non sono però in grado di riconoscerlo e inconsciamente odiano questa loro incapacità. Vorrebbero essere accoglienti, ma non ci riescono. Questo mancato riconoscimento genera la rabbia con cui si scagliano verso Salvini o chiunque sostenga il suo lavoro. Basterebbe facessero pace con se stessi, allora si unirebbero all’altra metà della nazione e insieme si troverebbero presto delle soluzioni pratiche, in quanto la contrapposizione fra le due fazioni si arresterebbe e la frequenza vibratoria della nazione muterebbe. Ma adesso sto chiedendo troppo; i maestri stessi non pretendono che riusciamo a fare già così tanto. D’altronde loro non hanno fretta.

Salvatore Brizzi
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Il dolore non è sofferenza

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Come ho già detto più volte, il dolore emotivo e la paura non sono di per se stessi sofferenza. Le emozioni sono semplicemente energie che si scatenano dentro di noi, sono fondamentalmente eventi elettrici. La sofferenza nasce dalla non accettazione di tali correnti energetiche.
Qualcuno mi pesta un piede e il mio corpo fisico prova un dolore che di per sé è puro, la sofferenza invece viene aggiunta dalla psiche, la quale percepisce un pericolo per la sopravvivenza del corpo, quindi registra un trauma psicologico che fa sì che il corpo in futuro abbia paura di situazioni simili (per es. una metropolitana affollata) affinché si riducano le possibilità che il corpo riprovi lo stesso dolore. Allora la prossima volta che salirò su una metropolitana affollata si creerà in automatico un po’ di tensione psicologica, che è utile per farmi stare più attento a dove metto i piedi, ma intanto mi crea una continua, sottile ansia. Adesso moltiplicate tutto questo per cento o per mille, ossia per tutte le situazioni in cui il vostro corpo ha provato del dolore e lo ha registrato come un piccolo trauma, allora avrete un’idea delle tensioni con cui l’apparato psicofisico deve fare i conti... e stiamo parlando solo del corpo fisico.

Per quanto concerne il corpo emotivo vale lo stesso principio. Ve lo spiegherò riportando un'esperienza.
L’ultima volta che sono stato a Roma ho incontrato una mia vecchia amica. Mi si è avvicinata con la faccia sconvolta, tipo un’animalista che ha appena investito il suo stesso cane facendo retromarcia nel cortile di casa.

«Cosa ti è successo di così grave?»

«A Sarvatò, ho scoperto che mi’ marito se vede di nascosto co’ ‘na sua collega di 25 anni! È successo ‘na settimana fa. Sto de mmerda, guarda. Non so se ammazzamme io o ammazzà quel porco fijo de ‘na mignotta. È una settimana che non dormo e non mangio!»

«Vediamo la situazione insieme. Intanto, dov’è che senti il dolore?»

«Alla bocca dello stomaco. Appena magno quarcheccosa proprio nun me va giù, me se ripresenta subbito!»

«Allora, questo è il tuo corpo emotivo che sta male e di riflesso fa stare male anche quello fisico. Adesso ascoltami bene: dalla differenza fra come le cose, secondo te, dovevano andare e come le cose sono poi andate nella vita reale, si è originata questa forte carica energetica che tu percepisci come sofferenza. Il corpo emotivo si sente in pericolo, non accetta la situazione e accumula questa energia – questo fuoco – al suo interno. Questo è dolore puro, ma tu lo percepisci come sofferenza perché non riesci a vederlo in maniera distaccata, ossia come un fenomeno elettrico che concerne il corpo emotivo»

«Ma che me devo distaccà? Io me sento male e basta!»

«Ti sto spiegando che stai male perché vuoi spostarti, cioè non vuoi restare col dolore emotivo. Quel dolore, ti ripeto, ha una sua giustificazione, perché il corpo emotivo si è sentito in pericolo: il suo territorio è stato invaso da un’altra donna».

«Una troietta marchettara! Non una donna!»

«Ok, una troietta marchettara. Il tuo corpo emotivo ti crea un trauma perché non vuole che succeda mai più che una troietta marchettara si inserisca nella tua vita di coppia. Il corpo emotivo sente che in queste occasioni la sua sopravvivenza viene messa in pericolo»

«No. È la sopravvivenza de quer maiale che è messa in pericolo, perché io lo vojo ammazzà! Magari c’avessi er coraggio de fallo!»

«Senti. Ormai è successo. Puoi scegliere se continuare a stare male scappando dal dolore, oppure lavorare su di te»

«Che devo fa’?»

«Non scappare dal dolore. La tua mente vuole spostarti da ciò che è effettivamente accaduto... e che non si può cambiare... a una visione alternativa di come le cose sarebbero potute andare. Nella realtà del qui-e-ora tuo marito ti ha tradita, ma la mente ti propone di continuo un’immagine fasulla del mondo dove tuo marito poteva non tradirti. La mente crea una distanza fra te e la realtà. Questo conflitto, fra la realtà e il suo contrario, aumenta ad ogni istante la tua sofferenza. Il punto è che questo passaggio dalla realtà a un’immagine ideale della realtà, non è mai possibile. Quindi la sofferenza non può che apparirti infinita»

«Infatti. Sento che starò male pe’ sempre. Come ‘na ferita che nun se po’ rimarginà»

«La soluzione sta nel “fare l’amore con il dolore”. Non c’è fuga dal dolore, perché il tentativo di fuga lo trasforma in sofferenza. Accettalo così com’è e fatti bruciare dal suo fuoco purificatore. Puoi prenderti delle pause in cui provi a distrarti e a non pensarci, ma quando il dolore torna, non scacciarlo, sappi che è terapeutico. Perdiamo solo ciò che non ci serve più»

«A Sarvatò, è più facile a disse che a fasse!»

«Beh... intanto noi s’o semo detto!»

(un salutone a tutti gli amici romani, ci si vede presto)

Salvatore Brizzi
[Il mondo è bello, siamo noi ad esser ciechi]



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I 7 sacramenti - parte seconda

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... continua dal post precedente.

Le influenze sottili cui si viene sottoposti durante la celebrazione d’un sacramento servono a preparare il veicolo psicofisico del fedele ad affrontare di volta in volta le varie fasi della sua vita. Il Battesimo rappresenta una sorta di “benvenuto esoterico” che si dà all’anima nuovamente incarnata, la quale può così fin da subito beneficiare della “grazia battesimale”: la purificazione (con l’acqua), la protezione (con l’olio dei catecumeni) e il primo contatto con lo Spirito Santo, grazie all’unzione finale con il crisma. Ricordiamo che l’anima non possiede la stessa età anagrafica del corpo e risulta essere nel pieno delle sue facoltà fin da subito, per cui ogni obiezione concernente il fatto che “il bambino non è consapevole” da un punto di vista spirituale non possiede alcun valore.

Un aspetto essenziale del Battesimo riguarda in verità la protezione, in quanto sia le vibrazioni emesse attraverso l’applicazione dell’olio dei catecumeni sia quelle emesse per mezzo dell’aspersione con l’acqua, formano uno scudo protettivo contro le influenze negative che possono provenire dai mondi invisibili. Ogni volta che nel corso della sua vita il fedele toccherà l’acqua santa e poi si farà il segno della croce pronunciando le parole di potere classiche («Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo») rinnoverà tali vibrazioni sui corpi sottili e rafforzerà la protezione iniziale.


EUCARISTIA
Battesimo, Confermazione ed Eucaristia (un tempo amministrati in quest’ordine) costituiscono i tre “sacramenti dell’Iniziazione Cristiana” e affinché tale iniziazione sia completa devono essere ricevuti tutti. L’Eucaristia (detta anche Comunione) è il sacramento alchemico per eccellenza, in quanto non si lavora più unicamente con le energie sottili, ma il fedele assume per ingestione una sostanza che provocherà una trasmutazione al suo interno.

Sul significato più occulto di questo sacramento si veda il mio testo La Sacra Sessualità; in origine non erano infatti il pane e vino a venire ingeriti, bensì altre due sostanze nell’ambito d’un rituale sessuale, il che giustificherebbe il fatto che l’Eucaristia rappresenti “realmente” e non solo metaforicamente il corpo di Cristo.

Nell’Eucaristia è presente Gesù Cristo stesso “in corpo, sangue, anima e divinità”. Nel corso della cerimonia accade un evento essenziale, la transustanziazione, ossia il cambiamento "oltre la sostanza" (trans-substantiam) del pane e del vino in corpo e sangue di Cristo. Ciò fa sì che il sacramento divenga sia comunione con il Cristo che promessa d’immortalità dell’anima: «Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui». Gv 6,54-56

Prima di ricevere l’Eucaristia è d’obbligo il “digiuno eucaristico”: ci si astiene dall’assunzione di qualunque cibo o bevanda (ad eccezione dell’acqua) per almeno un’ora prima della Comunione, ma il mio consiglio è di digiunare per tutto il giorno fino al momento della somministrazione dell’ostia consacrata. L’ingestione dell’ostia favorisce la costruzione del corpo causale (o corpo dell’anima) nel fedele, per cui, in questo senso, contribuisce alla sua immortalità.

La formula: «Questo è il mio corpo...» «Questo è il mio sangue...» recitata dall’officiante, costituisce la “parola di potere”, ossia ciò che trasforma i materiali in veicoli per le energie spirituali. Il “segno di potere” consiste nell’imposizione delle mani sul pane (l’ostia) e sul vino. Sarebbe consigliabile effettuare anche un segno della croce su di essi, cosa che, ho notato, non sempre avviene.


CONFERMAZIONE
La Confermazione – detta anche Cresima (da crisma, che indica sia l’atto dell’unzione che lo stesso olio consacrato utilizzato nella cerimonia) – ha invece il compito di far discendere in maniera completa lo Spirito Santo sul fedele, tramite l’imposizione delle mani da parte del Vescovo. Rafforza e rende stabile un patto siglato nel Battesimo (non si tratta quindi d’un sacramento facoltativo).
« [Pietro e Giovanni] discesero e pregarono per loro perché ricevessero lo Spirito Santo; non era infatti ancora sceso sopra nessuno di loro, ma erano stati soltanto battezzati nel nome del Signore Gesù. Allora imponevano loro le mani e quelli ricevevano lo Spirito Santo». Atti degli Apostoli 8:14–17

Institution of the Eucharist, Justus van Gent


La cerimonia prevede all’inizio una “rinnovazione delle promesse battesimali”, ossia il cresimando deve professare davanti al Vescovo e alla comunità cristiana quella fede che professarono in sua vece i genitori nel giorno del Battesimo affinché egli fosse educato nella fede in Cristo. Ora egli dimostra che quella fede battesimale è diventata sua.
Il Vescovo impone le mani su tutti i cresimandi per l’effusione dello Spirito Santo su di loro. Contemporaneamente recita un’orazione.
Quindi si passa alla crismazione su ogni singolo fedele. Il vescovo intinge nel crisma il pollice della mano destra e traccia un segno di croce sulla fronte del cresimando, che viene chiamato per nome, dicendo:

[Nome] ricevi il sigillo dello Spirito Santo, che ti è dato in dono (Accipe signaculum doni Spiritus Sancti).
Il cresimato risponde: Amen.
Quindi il vescovo lo saluta: La pace sia con te.
E il cresimato risponde: E con il tuo spirito.

Una volta, dopo la risposta “Amen” del cresimato c’era l’abbraccio di pace del Vescovo, che abbracciava e baciava il fedele, in seguito sostituito dallo “schiaffetto di pace”, poi soppresso anche questo.
                                      
La formula, dunque, specifica che lo Spirito è un sigillo interiore, un segno permanente, che costituisce un impegno. Il cristiano è segnato nella profondità del suo essere dallo Spirito e ciò lo fa appartenere in modo definitivo a Cristo. Vi ricordo che le espressioni «appartenere a Cristo» o «essere servo di Cristo» dovrebbero, in un vero cristiano, provocare un moto del Cuore, un senso di commozione, una spinta ad esserne degni di Lui nell’azione. Se invece manifestate una sorta di allergia a queste espressioni, ciò non significa che la soluzione migliore sia cambiare religione in favore di una che non metta così in crisi il vostro orgoglio personale; dovreste piuttosto meditare sul perché la vostra anima ha scelto proprio questa confessione religiosa e non un’altra.

...continua nella terza parte.

Salvatore Brizzi
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I 7 sacramenti - parte terza

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Confessione con imposizione delle mani

... continua dal post precedente.

Quando accettiamo un cibo dalla mano di un’altra persona, parte del magnetismo di quella persona si mescola al nostro. Lo stesso accade se beviamo dallo stesso bicchiere o se usiamo lo stesso pettine per pettinarci. Questo è massimamente vero se il cibo è stato impregnato di vibrazioni elevate attraverso gesti e parole di potere e ci è stato offerto da un sacerdote nel corso d’una cerimonia.

L’oggetto o la sostanza rimangono come erano prima per quanto concerne i loro materiali fisici, ma la materia più sottile di cui sono composti viene profondamente cambiata durante lo sviluppo della cerimonia. Queste nuove qualità andranno ad influenzare i corpi sottili dei fedeli che stanno ricevendo il sacramento, armonizzandoli con la natura del Cristo. Tale armonizzazione sarà più o meno efficace a seconda che il partecipante sia già, nella sua condotta di vita, in armonia con tali vibrazioni sottili. In ogni caso, su tutti avrà un effetto benefico.


PENITENZA E RICONCILIAZIONE
Il sacramento della Penitenza (o Riconciliazione o Confessione) fa parte dei cosiddetti “sacramenti della guarigione”. I 7 sacramenti si distinguono infatti in: Sacramenti dell'iniziazione cristiana (Battesimo, Confermazione ed Eucaristia); Sacramenti della guarigione (Penitenza e Unzione degli infermi); Sacramenti al servizio della comunione e della missione (Ordine e Matrimonio).

Poiché l’ingresso nella vita cristiana, avvenuta col Battesimo e riconfermata con gli altri due sacramenti dell’iniziazione, non ha soppresso la debolezza della natura umana, né l'inclinazione al peccato – quella che viene definita concupiscenza, ossia desiderio di appagamento delle passioni materiali –, è stato istituito il sacramento della Penitenza per la conversione dei battezzati che si sono allontanati dalla via cristiana.

Il sacramento viene istituito quando Gesù dopo la resurrezione incontra gli apostoli: «Dopo aver detto questo, alitò su di loro e disse: Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi». (Gv 20,22-23)

Il sacramento si divide in quattro fasi: la contrizione(o pentimento), che è perfetta quando è motivata dall'amore verso Dio, imperfetta se fondata su altri motivi (la paura), e che include il proposito di non peccare più; l’esame di coscienza, dove il fedele pentito si interroga sulle motivazioni profonde che lo hanno portato a compiere certi atti (questa fase può essere svolta anche successivamente alla fase di confessione, con l’aiuto del sacerdote, che deve qui mostrarsi un buon conoscitore dell’animo umano); la confessione, che consiste nell'accusa dei peccati fatta davanti al sacerdote; la soddisfazione (o penitenza), ossia il compimento di certi atti di penitenza, che il confessore impone al fedele per riparare il danno causato dal peccato.

Questo sacramento molto si affida al livello di coscienza del sacerdote che lo amministra e alle sue doti sia di psicologo che di insegnante spirituale. Dopo la confessione il fedele prende l’impegno, dinanzi a Dio, di non ricadere nello stesso errore, ma questo non è un impegno facile da mantenere. Se infatti la misericordia divina permette l’assoluzione dal peccato commesso, nulla garantisce che il fedele non ricada nello stesso errore, se in lui non è avvenuta anche una reale trasformazione del carattere. Ecco allora che la cosiddetta penitenza amministrata dal sacerdote non può limitarsi alla recitazione di qualche Ave Maria, ma deve consistere in veri e propri atti psicomagici, ossia singole azioni da compiere o nuovi comportamenti da adottare nella vita quotidiana, di non facile esecuzione, che costringono il fedele a una trasmutazione interiore profonda, anche se apparentemente, il peccato e la penitenza potrebbero non apparire collegati. Per esempio, tu confessi di aver rubato del denaro sul posto di lavoro e il sacerdote ti dice di abbracciare forte tuo papà ogni volta che lo vai a trovare, in quanto ha intuitivamente compreso che il tuo comportamento è collegato al rapporto con tuo padre.

Alla fine dell’incontro il penitente recita l’Atto di Dolore.
Quindi il sacerdote, tenendo le mani stese sulla testa del fedele recita la “formula di potere”: «Ego te absolvo a peccatis tuis in nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti. Amen».
Il penitente ripete: «Amen».

Diversi sacerdoti non usano più imporre le mani (sarebbe sufficiente la destra) sulla testa del fedele mentre recitano la formula di assoluzione, come si usava fare in origine, ma si limitano a tracciare un segno della croce nell’aria. Questa mancanza è frutto di ignoranza riguardo il funzionamento delle energie sottili, in quanto nei palmi delle mani ci sono due chakra estremamente importanti per la trasmissione delle energie. Proprio in quanto quella che avviene è una trasmissione di energia (di Spirito), l’imposizione può essere fatta anche senza contatto fisico, attraverso la grata del confessionale.

Una delle conseguenze più importanti di questo sacramento è l’acquisizione della fiducia nella misericordia divina da parte del fedele. Egli sperimenta sulla sua pelle il valore della confessione e dell’assoluzione dei propri peccati. Questo suo affidarsi alla volontà divina per ricevere il perdono, farà sì che egli stesso divenga automaticamente più predisposto ad ascoltare e a perdonare chi gli sta intorno. Chi non chiede mai il perdono a nessuno, difficilmente riesce a perdonare il suo prossimo.


UNZIONE DEGLI INFERMI
Tale sacramento è volgarmente conosciuto come “estrema unzione”, in quanto amministrato per consuetudine a chi si trova in fin di vita. Tuttavia San Giacomo, il primo a farne menzione, nella sua epistola parla chiaro: «Chi è malato, chiami presso di sé i presbiteri della Chiesa ed essi preghino su di lui dopo averlo unto con olio nel nome del Signore. E la preghiera fatta con fede salverà il malato: il Signore lo solleverà e, se ha commesso peccati, gli saranno perdonati». (Gc. 5,14-15)

Il sacramento riveste lo specifico compito di “dare sollievo agli infermi” e non unicamente di accompagnare chi sta per andarsene. Esso trova infatti la sua origine nelle parole di Gesù: «E partiti, predicavano che la gente si convertisse, scacciavano molti demòni, ungevano di olio molti infermi e li guarivano». (Marco6,12-13)
Il Catechismo elenca tra i possibili effetti del sacramento «il recupero della salute, se ciò giova alla salvezza spirituale». Si tratta quindi di un sacramento di guarigione e non di morte.

Per mezzo dell’unzione il sacerdote “apre un canale” alla grazia divina, la quale agisce poi secondo la Sua volontà e in base alle reali necessità dell’anima del malato – e non solo in base al suo desiderio di guarigione. Sarà quindi, in ultima analisi, l’anima dell’infermo a decidere in quali termini si esprimeranno gli effetti del sacramento.

Il sacerdote entrando nella casa rivolge un saluto che è anche una benedizione:
«Pace a questa casa e a quanti vi abitano».
Quindi asperge con l’acqua benedetta sia l’infermo che la stanza, recitando la formula appropriata.

Il Rito dell’Unzione inizia con la recitazione di una litania da parte del sacerdote. Al termine di questa egli impone le mani sul capo dell’infermo per qualche secondo, senza dire nulla. Questo atto serve ad armonizzare vibratoriamente i corpi sottili e li prepara a ricevere l’olio benedetto.
Dopo aver reso grazie all’olio benedetto, unge l’infermo sulla fronte e sulle mani, tracciando due segni della croce e recitando una sola volta:
«Per questa santa Unzione
e la sua piissima misericordia
ti aiuti il Signore con la grazia dello Spirito Santo».
«Amen».
«E, liberandoti dai peccati, ti salvi
e nella sua bontà ti sollevi».
«Amen».

A questo punto il malato ha ricevuto in lui la grazia dello Spirito Santo ed è liberato dai peccati. È quindi pronto per morire... o per guarire.

....continua nella quarta parte.

Salvatore Brizzi
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I 7 sacramenti - parte quarta

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... continua dal post precedente.


MATRIMONIO
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Il matrimonio come istituzione è ovviamente più antico della Chiesa, cosa che vale anche per quasi tutti gli altri sacramenti, in quanto nelle culture pre-cristiane esistevano rituali di unione fra uomo e donna, di ammissione di un neonato o di un giovane nella comunità, di guarigione, di accompagnamento alla morte, di ordinazione (sciamanica piuttosto che sacerdotale). I sacramenti rappresentano l’evoluzione e il perfezionamento di tali rituali preesistenti, in quanto tutti permettono la discesa dello Spirito Santo sul fedele che vi prende parte; sanciscono e rinnovano, cioè, un patto con il Cristo che prima della sua venuta non era possibile. Quando un rituale pagano diviene un sacramento, la sua natura vibratoria ne viene totalmente trasformata. Ecco perché il Matrimonio cristiano non ha uguale significato e valore d’un matrimonio tribale, indù o ebraico. Ciò vale per la Chiesa Cattolica e la Chiesa Ortodossa, ma non per le comunità riformate, che non considerano il matrimonio un sacramento.

Oggi va di moda evitare il Matrimonio cristiano per sposarsi con rituali più esotici. Tali matrimoni valgono esclusivamente come patto fra i due contraenti e fra loro e la comunità all’interno della quale viene celebrato – nel caso del matrimonio civile esso vale anche “di fronte allo Stato” – ma tali matrimoni non sono avvalorati da una dichiarazione d’impegno “di fronte a Cristo” e dalla conseguente discesa dello Spirito Santo sui due sposi. Vi ricordo che chi viene battezzato o si sposa all’interno della comunità di Cristo – la sua chiesa (ekklesia=assemblea, comunità con unione d’intenti) – acquista maggiori responsabilità dal punto di vista karmico, per cui qualora non si comportasse secondo i principi di quella stessa chiesa– i principi del Cristo – con la quale ha stretto un patto, pagherebbe conseguenze ben più gravi rispetto a chi non è battezzato. E questo vale anche – e ancor di più – per i componenti dello stesso clero, i quali hanno stretto un patto ulteriore grazie al sacramento dell’Ordinazione (che tratteremo nel prossimo post).

Il Matrimonio, da un punto di vista esoterico, verte intorno al concetto di “unione di maschile e femminile”, infatti lo stesso diritto canonico afferma: «... il patto con cui l'uomo e la donna stabiliscono tra loro la comunità di tutta la vita, per sua natura ordinata al bene dei coniugi e alla procreazione ed educazione della prole». La grazia che si riceve dallo Spirito Santo consente l’unione delle anime dei due sposi, oltreché dei corpi astrale e mentale. Questo, ovviamente, significa che i due sposi inizieranno insieme un percorso di perfezionamento che a tratti sarà difficile e di non semplice elaborazione, ma tuttavia obbligatorio dal momento che il legame sancito “di fronte a Cristo” resta comunque indissolubile. Questo implica che indipendentemente dall’entità delle prove cui la coppia andrà incontro – fosse anche il divorzio – la coppia resterà unita per sempre sui piani sottili e il lavoro procederà anche a distanza... e poi nell’incarnazione successiva.

È bene sapere che, da un punto di vista spirituale, sono gli sposi stessi a conferirsi mutualmente il sacramento del Matrimonio, come è giusto che sia, in quanto solo loro due possono prendere una decisione del genere “per la vita”. Ciò implica che, laddove i due sposi fossero talmente consapevoli ed elevati spiritualmente da riuscire a provocare la discesa dello Spirito Santo sulla loro unione e agire in maniera corretta sulle vibrazioni degli oggetti (gli anelli), con le parole di potere e con i segni di potere, non sarebbe necessaria la presenza del sacerdote. Dal momento che ciò è pressoché impensabile nella società odierna, affinché il patto venga effettivamente sancito “di fronte a Cristo”, la presenza del sacerdote risulta essenziale.

Nella fase delle Interrogazioni, che avviene prima del Consenso, il sacerdote esordisce con la formula: «[...] siete venuti nella casa del Signore, davanti al ministro della Chiesa e davanti alla comunità, perché la vostra decisione di unirvi in Matrimonio riceva il sigillo dello Spirito Santo, sorgente dell'amore fedele e inesauribile».
Dopodiché procede con le Interrogazioni (siete venuti in piena libertà? siete disposti ad amarvi e onorarvi per tutta la vita? siete disposti ad accogliere con amore i figli che Dio vorrà donarvi?). Questi Sì vanno pronunciati con consapevolezza, in quanto sono impegni che vengono presi direttamente dall’anima “di fronte a Cristo” e di fronte alla comunità intera.

Nella fase di Manifestazione del Consenso il prete invita i due sposi a darsi la mano destra, dopodiché ci sono due forme possibili. Nella prima, la più classica, il sacerdote recita per due volte la formula e i due sposi rispondono Sì (questa è a mio parere quella da preferire).
«[...], vuoi accogliere [...] come tua sposa nel Signore, promettendo di esserle fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, e di amarla e onorarla tutti i giorni della tua vita?»
«Sì»

Nella seconda forma, sono i due sposi a recitare la formula l’un l’altro.
«Io [...], accolgo te [...], come mia sposa. Con la grazia di Cristo prometto di esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, e di amarti e onorarti tutti i giorni della mia vita». In questa seconda forma nessuno risponde Sì, per questo motivo io preferisco la prima, in quanto la pronuncia del Sì da parte degli sposi ritengo sia più potente. L’usanza in voga oggi, di far leggere la formula agli sposi su un foglio di carta, non la ritengo esteticamente bella.

A questo punto il sacerdote compie l’atto più importante del Matrimonio, quello che consente la discesa dello Spirito Santo e sancisce il patto matrimoniale. Stende la sua mano sulle mani unite degli sposi e recita la “formula di potere”:
«Il Signore onnipotente e misericordioso confermi il consenso che avete manifestato davanti alla Chiesa e vi ricolmi della sua benedizione.
L’uomo non osi separare ciò che Dio unisce».
«Amen».

Il sacerdote benedice le fedi nuziali per mezzo dell’apposita formula, trasmutando così la loro natura sottile e rendendole a tutti gli effetti dei talismani (si veda mio post su Amuleti e talismani). Detto per inciso, smettere di portare la fede nuziale rappresenta un atto sacrilego, indipendentemente dal fatto che i due sposi abbiano successivamente divorziato “di fronte allo Stato”.

Lo sposo infila la fede nel dito anulare della sposa recitando «[...], ricevi questo anello, segno del mio amore e della mia fedeltà. Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo». Lo stesso fa la sposa.

A questo punto, su previa richiesta degli sposi, può essere inserita la cerimonia di Incoronazione degli Sposi (nel mio Matrimonio l’abbiamo inserita). Essa indica la loro partecipazione alla regalità di Cristo. Non è necessario che vengano usate corone fatte di metalli preziosi, ma devono in ogni caso rappresentare una l’oro (quella dello sposo) e una l’argento (quella della sposa). In alternativa si possono usare due corone di fiori. Il sacerdote, tenendo le “corone nuziali” sul capo degli sposi, con le braccia incrociate, recita, prima rivolto allo sposo e poi alla sposa:
«[...], servo di Dio, ricevi [...], serva di Dio, come corona».
E, dopo aver incoronato in questo modo entrambi gli sposi, recita:
«O Signore nostro Dio, incoronali di gloria e di onore».

La vibrazione della Regalità Spirituale è scesa sui due sposi, sarà poi loro cura fare in modo che questa diventi effettiva nei successivi atteggiamenti della loro vita oppure che resti una cerimonia vuota.
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Successivamente avviene la Benedizione Nuziale. Gli sposi si mettono in ginocchio e il sacerdote a mani giunte invita tutti i fedeli a pregare con lui. A questo punto si può inserire un altro rito poco utilizzato nelle cerimonie classiche: la Velazione, ossia l’“imposizione del velo sugli sposi”. Insieme, i testimoni, tengono disteso il “velo sponsale” (bianco, con eventuale appropriato e sobrio ornamento) sul capo di entrambi gli sposi per tutta la durata della Benedizione. Questo atto ha la funzione di rafforzare la Benedizione stessa e rappresenta lo Spirito che li adombra entrambi. Da un punto di vista più strettamente esoterico questa Benedizione (rafforzata dalla Velazione) è una protezione applicata ai corpi sottili di entrambi affinché, quando si muovono insieme, diventino più difficilmente penetrabili da entità estranee.


DIVORZIO
L’ultima frase della formula centrale del Matrimonio («L’uomo non osi separare ciò che Dio unisce») è quella che sta a indicare l’indissolubilità del matrimonio. Questo significa che il divorzio non ha alcun valore e i due sposi resteranno legati per sempre, indipendentemente dalle loro future decisioni. La Chiesa – ed è così anche da un punto di vista esoterico – riconosce la possibilità che i due sposi, nei periodi di maggior crisi della coppia – che sono previsti, in quanto il Matrimonio consacra l’inizio d’un, talvolta, difficile cammino di crescita spirituale – si prendano delle pause di riflessione, durante le quali possono anche allontanarsi fisicamente. Non è contemplata la possibilità che i due sposi inizino relazioni con altre persone, nemmeno dopo quegli atti che la società chiama separazione o divorzio, in quanto separazione e divorzio, così come il cosiddetto “sbattezzo”, da un punto di vista spirituale non rivestono alcun valore.

È possibile per due sposi che abbiano intrapreso relazioni con terze persone, accedere ai sacramenti? Per la Chiesa questo non è possibile, poiché, al di là del fatto che i due sposi si ritengano divorziati, per la Chiesa restano sposati tutta la vita, per cui andrebbero a ricevere l’Eucaristia pur vivendo “nel peccato” con qualcuno che non è il marito/moglie.

Detto questo, ciò che vale per la Chiesa come istituzione non sempre vale anche per la scienza esoterica. Due fedeli che vogliono divorziare dovrebbero essere accompagnati in un percorso di consapevolezza e crescita interiore, per cui andrebbero loro spiegate le leggi di un corretto lavoro su di sé; cosa che il sacerdote nella quasi totalità dei casi non è in grado di fare. Allora il divorzio diviene l’unica soluzione a situazioni divenute insostenibili, anche a causa di questa incapacità da parte della Chiesa. Essa pretende che i fedeli rispettino il sacramento del Matrimonio, ma non fornisce loro gli strumenti spirituali e psicologici per riuscirci. Se il fedele ha difficoltà con il Matrimonio, allontanarlo anche dagli altri sacramenti peggiora la situazione. Tale decisione non va nella direzione di un “aiuto al fedele”.

Io ritengo che l’Eucaristia andrebbe amministrata anche a quei fedeli che, pur avendo difficoltà con il sacramento del Matrimonio (tanto da aver addirittura divorziato) vogliono continuare a tenere un contatto con il Cristo presente nell'ostia (al di là del contatto spirituale intimo, che è sempre possibile). Al momento, l’unica possibilità è che il fedele non si confessi prima dell’Eucaristia, perché altrimenti dovrebbe omettere la verità in sede di Confessione.

Aggiungo, infine, che per la scienza esoterica il Matrimonio fra le due personalità finisce con la morte, ma le due anime restano sposate per sempre, continueranno cioè a inseguirsi di vita in vita finché non riusciranno ad amarsi totalmente e incondizionatamente. Il divorzio è quindi solo una posticipazione - talvolta, bisogna ammetterlo, indispensabile - d'un lavoro interiore che i due dovranno comunque portare a termine.

....continua nella quinta parte.

Salvatore Brizzi
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I 7 sacramenti - parte quinta

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... continua dal postprecedente.


PRECISAZIONI SU MATRIMONIO E DIVORZIO
Il matrimonio cristiano può avvenire una sola volta nell’ambito di un’incarnazione, ma può avvenire più volte nel corso di differenti incarnazioni. Con quali di questi partner un’anima resta legata?
Ovviamente con tutti. Ma questo non implica che si debba risposare con tutti. Un ex marito spesso diventa il padre nell’incarnazione successiva, in particolare se c’è stato un divorzio e se i rapporti non erano stati appianati. Può anche diventare un fratello oppure uno stretto collaboratore di lavoro. La vita fa in modo che il rapporto prosegua di vita in vita, affinché le due anime arrivino a un certo punto – magari dopo diverse incarnazioni – a risolvere ogni sospeso e amarsi in maniera incondizionata. Non sempre è indispensabile che i due siano partner perché ciò possa avvenire.

Il fatto di poter reincontrare il vostro ex, viene percepito come una disgrazia dalla personalità meccanica, ma come una grande opportunità dall’anima. Più questioni rimandate in questa vita, più ne dovrete risolvere nella prossima. Niente viene annullato dalla morte... nemmeno i contrasti con la suocera!

Anche il matrimonio civile – così come ogni altro matrimonio – unisce due persone per sempre, ma non con la stessa forza spirituale, la quale si produce grazie al fatto che questo sacramento viene celebrato “al cospetto di Cristo”, in nome dello Spirito Santo. Deve esser chiaro che è già l’amore in sé, indipendentemente dalla celebrazione di rituali, a operare un legame perpetuo fra due anime; i rituali fanno però la differenza, aggiungendo un “sigillo” che può essere più o meno potente.


ORDINAZIONE
L’Ordinazione Sacerdotale (o Ordine Sacro) è il sacramento del ministero apostolico, ossia il rito attraverso il quale la missione affidata da Cristo ai suoi apostoli si perpetua “sino alla fine dei tempi”. Può essere impartito solo da un vescovo. Può essere ordinato qualsiasi battezzato di sesso maschile, celibe, che abbia compiuto venticinque anni.

Nella fase introduttiva avvengono, in maniera simile a ciò che avviene nel Matrimonio – ricordiamo che Matrimonio e Ordine sono i due “Sacramenti della missione” – le Interrogazioni e la Promessa di Obbedienza. Nella Promessa di Obbedienza il vescovo interroga personalmente un candidato alla volta, mentre quest’ultimo tiene le sue mani giunte nelle mani del vescovo:
«Prometti a me e miei successori, filiale rispetto e obbedienza?»
«Lo prometto»
«Dio che ha iniziato in te la sua opera la porti a compimento»

Durante il successivo canto delle Litanie i fedeli si inginocchiano, mentre gli ordinandi si prostrano a terra in segno di umiltà e di consegna totale della propria vita a Dio. Atto simbolico di estrema importanza, in quanto il sacerdote dovrà sottomettere la sua stessa individualità a una missione più elevata che lo trascende.

L’Ordinazione vera e propria è costituita di due momenti essenziali: l’imposizione delle mani (“gesto di potere”) e la preghiera di Ordinazione (“formula di potere”).
Senza dire nulla il Vescovo impone le mani sul capo di ogni candidato inginocchiato dinnanzi a lui. Dopo il vescovo, il gesto viene ripetuto dagli altri presbiteri (=preti già ordinati) presenti. Questo atto apre il canale sottile attraverso cui avviene la discesa dello Spirito Santo.

Dopodiché il vescovo da solo pronuncia la Preghiera Consacratoria (o “di Ordinazione”). Essa è divisa in tre parti, quella che più ci interessa è la seconda, l’epiclesi (=invocazione dello Spirito Santo):
«Dona, Padre onnipotente, a questi tuoi figli la dignità del presbiterato. Rinnova in loro l’effusione del tuo spirito di santità; adempiano fedelmente, o Signore, il ministero del secondo grado sacerdotale da te ricevuto e con il loro esempio guidino tutti a un’integra condotta di vita. Siano degni cooperatori dell’ordine episcopale, perché la parola del vangelo mediante la loro predicazione, con la grazia dello Spirito Santo, fruttifichi nel cuore degli uomini, e raggiunga i confini della terra».
Al termine della preghiera tutta l’assemblea risponde: «Amen», attestando in questo modo l’avvenuta Ordinazione.

Successivamente avvengono:
La vestizione degli abiti sacerdotali (la stola e la casula).
L’unzione crismale: incontriamo nuovamente qui l’olio crismale che avevamo già visto nel Battesimo e nella Confermazione. Questa è una consacrazione rituale visibile che manifesta quella interiore invisibile già avvenuta durante la Preghiera Consacratoria. Da un punto di vista più esoterico, il vescovo, ungendo con il sacro crisma i palmi della mani di ciascun ne-ordinato inginocchiato davanti a lui, apre i centri sottili che si trovano proprio al centro dei palmi. Sono quei centri che, una volta aperti, consentono al sacerdote di praticare l’imposizione delle mani con la giusta efficacia e non solo come vuoto gesto simbolico. Durante l’unzione il vescovo pronuncia la corretta “formula di potere”.
Nell’Ordinazione di un vescovo viene invece unta la sommità del capo (settimo chakra) a testimonianza d’un collegamento più diretto con le intuizioni provenienti dall’Uno stesso.
Consegna del pane e del vino (una patena con il pane e un calice con il vino).
Abbraccio di Pace: il vescovo scambia con ciascun neo-ordinato l’abbraccio e il bacio di pace. Oggi è divenuta quasi solo una consuetudine, ma in realtà si tratterebbe d’un atto che ha una sua valenza vibratoria ben definita: attraverso il contatto dei rispettivi chakra del cuore avviene un passaggio energetico e le frequenze del neo-sacerdote dovrebbero allinearsi con quelle del vescovo, per qualche secondo. È un abbraccio da effettuare con calma e consapevolezza e non in maniera rapida e distratta.

Gesù è stato inviato direttamente dal Padre, gli apostoli sono stati inviati da Gesù, i vescovi sono i successori degli apostoli, i presbiteri (i sacerdoti) sono i collaboratori dei vescovi, uniti a loro da voto di obbedienza nel ministero sacerdotale. Sebbene esista questa promessa di obbedienza, ogni sacerdote è chiamato a valutare le sue azioni in base alla propria coscienza, che adesso è votata unicamente al servizio dei principi del Cristo e non può contraddirli.

Vorrei aggiungere alcune considerazioni. Riguardo la questione del celibato, ritengo sia cosa saggia che una persona venga chiamata a scegliere fra i due “Sacramenti della missione”: Matrimonio oppure Ordine Sacro, in quanto, come può testimoniare chiunque abbia una famiglia, risulta decisamente più complesso dedicarsi in maniera completa all’assistenza dei fedeli e contemporaneamente far funzionare tutti gli aspetti materiali d’una famiglia.

Per quanto concerne l’accesso delle donne all’Ordinazione Sacerdotale, a mio parere questa costituisce una limitazione che non ha più senso. Essa si richiama al fatto che non ci fossero donne fra gli apostoli di Gesù, ma a tal proposito si possono portare due obiezioni. Primo: la situazione socio-culturale ai tempi di Gesù era completamente differente da quella attuale, per cui anche per Gesù era difficile giustificare la presenza di donne fra i suoi discepoli e ancor di più fra gli apostoli. Secondo: in realtà fra i discepoli di Gesù c’erano molte donne (alcune delle quali contribuivano a finanziarlo) ed erano presenti donne (almeno una, la Maddalena) anche fra gli apostoli, dove con questo termine intendiamo quei discepoli più diretti, scelti da Gesù per divulgare nel mondo la sua parola.

L‘energia femminile, nell’era che sta entrando, soppianterà progressivamente quella maschile. È quindi solo questione di tempo: presto le funzioni sacerdotali – compresa la somministrazione dei sacramenti – potranno essere svolte anche dalle donne.

....continua e si conclude nella sesta parte.

Salvatore Brizzi
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Le leggi del cambiamento interiore

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Pare che la natura della macchina biologica umana sia tale da ostacolare qualsiasi cambiamento, fino a quando le cose non peggiorano così tanto da portare a situazioni drammatiche. Allora il cambiamento per forza di cose avviene e si manifesta attraverso due forme principali: uno scivolone verso il basso (la depressione, le dipendenze, la follia, il suicidio) o un balzo verso l’alto (l’inizio d’un percorso di crescita interiore, se non addirittura un’esperienza diretta di risveglio).

Ciò vale sia per gli individui che per le società. Aspettiamo che giunga una crisi, una guerra, un trauma, una perdita, una malattia... e solo allora ci chiediamo chi siamo, cosa stiamo facendo della nostra vita, come ci stiamo comportando con coloro che abbiamo intorno, se crediamo in qualcosa oppure stiamo vivendo “a caso”.

Spesso è l’avverarsi delle peggiori ipotesi – riguardo il denaro o la salute – a dare inizio a cambiamenti in grado di migliorare la nostra salute, le relazioni con i figli, la carriera, ecc.

Ci stiamo chiedendo se è indispensabile giungere fino al bivio (scivolone o balzo) oppure è possibile fare qualcosa prima, ossia cambiare in maniera volontaria, senza attendere il precipitare della situazione finanziaria o della salute fisica.

Impariamo a cambiare in uno stato di dolore e di sofferenza, cioè in “stato d’emergenza”, ma sarebbe possibile operare un cambiamento partendo dalla serenità e dalla gioia? La risposta, in teoria, sarebbe sì, ma nella pratica le persone non fanno nessuno sforzo volontario per cambiare se non sono obbligate da circostanze esterne.

Al momento, nella maggioranza dei casi, non è l’amore per la conoscenza di sé o la ricerca della Verità che spingono le persone a frequentare corsi e leggere libri, bensì il bisogno urgente di cambiare una situazione che è divenuta insostenibile sul piano fisico o psicologico. Di persone che si sono iscritte ai Corsi di Risveglio con lo scopo di conoscere la Verità su Dio e sull’Universo in questi 15 anni ne ho incontrate davvero pochine. Le persone vengono perché hanno il bisogno più urgente di comprendere come funzionano determinate leggi sottili, per poi applicare tali conoscenze nel miglioramento della loro vita quotidiana. Solo dopo un’integrazione psicologica – che al giorno d’oggi non può essere bypassata – allora anche gli obiettivi più elevati (la conoscenza di Dio e dell’Universo) divengono alla portata.

Dunque, pare proprio che il passaggio attraverso le sofferenze quotidiane rappresenti un processo pressoché inevitabile. A questo aggiungiamo il fatto che l’Oro si ottiene per mezzo della trasmutazione del Piombo, tuttavia, come si afferma in Alchimia, bisogna già possedere una piccola quantità d’Oro. Ciò significa che proprio le nostre manifestazioni di difficoltà e sofferenza costituiscono le sostanze di base per una trasformazione in senso superiore, ma solo se, all’interno, il nostro Cuore si è già, almeno in minima parte, attivato e se siamo già in grado di produrre un minimo di Presenza consapevole nel bel mezzo delle manifestazioni meccaniche. Senza questi due presupposti nulla è realizzabile, perché non sapremmo proprio da dove partire.

Per esempio, l’amore incondizionato s'impara sperimentando i dolori dell’amore possessivo ed egoistico, tuttavia, se già non abbiamo al nostro interno la capacità di osservarci, un certo grado di Presenza e il “desiderio cardiaco” di andare oltre i nostri attaccamenti, non troveremo mai l’energia necessaria per operare la trasmutazione dell’amore, in quanto non abbiamo la quantità minima di "Oro" occorrente per innescare il processo.
Buon lavoro.

Salvatore Brizzi
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I 7 sacramenti - parte sesta

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... continua dal post precedente.

Dal momento in cui veniamo battezzati, siamo cristiani. Non lo ha scelto la nostra personalità, bensì ciò che noi davvero siamo: la nostra anima. Ciò che sceglie la personalità può avere un valore relativo (e talvolta nessun valore), ma ciò che sceglie l’anima possiede valore assoluto. L’anima sceglie la nostra nazionalità, il colore della nostra pelle, il nostro genere sessuale... e la nostra religione. Fa queste scelte a ragion veduta, sulla base di ciò che abbiamo vissuto nelle incarnazioni precedenti, con il fine di fornirci le migliori prospettive evolutive in questa incarnazione.

Se sei battezzato, ciò significa che qualcuno che ne sa più di te (la tua anima) ti sta dicendo che in questa incarnazione è meglio per te se compi un percorso cristiano, ossia che per te è fondamentale un percorso di imitatio christi (=imitazione di Cristo). Pensare che il proprio battesimo sia stato un errore, significa essere ancora identificati con la personalità – la mente in particolare – e non riuscire a sentirsianima. L’anima è quella che ha deciso un certo percorso, mentre la mente è quella che – sottoposta alle influenze culturali della sua epoca e mossa da un senso d’insoddisfazione personale – decide di ribellarsi.

Se la tua personalità si ribella a questa indicazione e decide che è più comodo, per esempio, il percorso buddista, non c’è alcun problema, prima o poi incontrerai il tuo destino proprio sulla strada che stai percorrendo per sfuggirgli. In altre parole, a un certo punto gli eventi della vita ti porteranno ad approfondire il significato della tua religione e a smettere di cercarne altre.

Se è pur vero che tutte le religioni hanno come scopo la re-unione (religo) dell’individuo con il divino, è anche vero che le religioni non sono tutte uguali e rappresentano tappe diverse in questo cammino di ricongiunzione con l’Alto. Il Cristianesimo è la religione del Cuore e il messaggio di Gesù in questo senso risulta molto chiaro: ama i tuoi nemici e prega per i tuoi persecutori. Potete accettarlo, oppure potete cambiare religione!

Utilizzare frasi come «i preti sono tutti pedofili» oppure «la Chiesa usava la Santa Inquisizione per imporsi sul popolo» come giustificazioni per non sforzarsi di amare i propri nemici o per evitare i sacramenti, significa essere rimasti a uno stadio psicologico di ribellione adolescenziale. Io vi chiedo di andare oltre. Io non nego ciò che di negativo hanno fatto, e probabilmente continuano a fare, nelle alte sfere di questa istituzione, ma vi sto dicendo che questo non va ad inficiare né gli insegnamenti di Gesù né il valore dei sacramenti, che sono stati concepiti da grandi iniziati del passato. Piuttosto bisogna restare vigili affinché tali strumenti restino il più possibile fedeli alla loro versione originale, perché personaggi che si sono votati al Lato Oscuro presenti nel Vaticano operano con il fine di modificare i rituali affinché questi perdano la loro efficacia.

Nascono nei luoghi dove si viene battezzati già da neonati, quelle anime che in questa vita hanno scelto di lavorare sull’apertura del Cuore, indipendentemente dal loro attuale livello di coscienza. L’atto del Battesimo - e quindi la discesa dello Spirito Santo - costringono l’individuo a confrontarsi con il suo Cuore, anche laddove si trattasse d’un ladro o d’un assassino. Se sei stato battezzato... la tua anima si è assunta automaticamente una responsabilità, senza chiedere il tuo parere in quanto individuo. Detto in altre parole, una cosa è rubare e uccidere da non-cristiani, ben altra cosa è rubare o uccidere da cristiani. Il prezzo karmico che dovrai pagare sarà molto più alto, perché è come aver tradito un patto. Chi non è battezzato non ha sancito questo patto con il Cristo, non fa parte della sua “chiesa”, per cui, sotto questo aspetto, è meno responsabile per l’atto compiuto. Il suo sarà infatti un atto “contro la società”, ma non un atto “contro la chiesa”.
[Chiesa, dal gr. κκλησία (ekklesia=assemblea) dal verbo κκαλέω (ekkale=chiamare fuori, scegliere tra)]

Ricevendo il Battesimo da neonato tu, in quanto personalità, vieni praticamente costretto a confrontarti per tutta la vita con i principi del Cristo... che tu lo voglia o meno.

∆--------------∆--------------∆

Il processo di smantellamento della Chiesa è inarrestabile e presto giungerà a compimento. In tal modo questa istituzione avrà l’occasione di scontare il karma accumulato a causa degli errori commessi nel passato. Ciò che mi duole è vedere il bambino che viene gettato via con l’acqua sporca. La trasmissione eucaristica – ma questo vale per tutti i sacramenti in generale – non perde improvvisamente valore solo perché in Vaticano ci sono personaggi corrotti che accumulano potere e denaro, né le frasi della Bibbia diventano fonte di minor ispirazione solo perché esistono dei preti pedofili.

È in atto un’azione sistematica da parte dell’Ombra volta a desacralizzare sia la Bibbia che, più in generale, tutti i testi sacri, privando in tal modo le masse inconsapevoli di un’importante fonte di elevazione cardiaca. La Bibbia e il Vangelo stanno scomparendo dalle scuole... e dalle famiglie... e molti chiamano questo fenomeno “progresso”. Ma è mio dovere ricordarvi che la Forza per costruire le cattedrali gli artisti la trovarono nelle parole della Bibbia. Non a caso, uno dei problemi dell’arte di oggi è proprio la mancanza di questo Fuoco ispiratore, l’assenza d’un punto di riferimento che si collochi “in Alto”.

Vi ricordo anche che le parole della Bibbia nel corso della storia hanno infiammato a tal punto il Cuore di migliaia di uomini e donne da condurli alla santità, ossia verso la realizzazione di se stessi nello spirito e nella missione materiale. È successo più volte anche a me di leggere passi delle Scritture e sentire il Cuore balzare fuori dal petto. È un peccato che insieme allo smantellamento dell’istituzione Chiesa vada perduto anche tutto questo. Io confido nella nascita di una Comunità Cristica – in alternativa alla “religione new-age” che in futuro prenderà il posto delle chiese ufficiali – che saprà ancora utilizzare degnamente le cattedrali e manterrà intatta la capacità di amministrare i sacramenti.

PS: nel corso della mia trattazione sui sacramenti ho utilizzato alternativamente i termini “rito” e “cerimonia”, senza fare distinzione fra i due, come di norma avviene nel linguaggio comune. Tuttavia è necessario precisare che nel caso dei sacramenti stiamo parlando di veri e propri riti, ossia di gesti e parole che permettono l’intervento effettivo – e non solo simbolico – dello Spirito. L’aspetto cerimoniale ne è solo il rivestimento esterno.

Salvatore Brizzi
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Dove stanno i nostri ricordi?

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Adesso proviamo ad utilizzare un po’ la mente astratta.
Vi chiedo di pensare a vostra nonna, oppure di pensare alla casa dove abitavate da bambini, oppure semplicemente alla vostra macchina, che in questo momento è parcheggiata sotto casa vostra o sotto il vostro ufficio. Ce l’avete bene in mente?
Bene. La domanda è: da dove avete preso quell’immagine? Dov’era prima che la ricordaste? Immagazzinata da qualche parte?

Fin da quando avevo vent’anni queste domande mi mandavano fuori di testa. Così come la domanda: come mai c’è qualcosa, come mai c’è la vita... l’universo... anziché il nulla totale?!

L’immagine di vostra nonna, dov’era prima che la richiamaste alla memoria in maniera cosciente? Non crediate che in tutti questi anni io non abbia posto a destra e a manca (in particolare da quando esiste internet) queste domande, alla spasmodica ricerca di risposte. Così come per le questioni delle interferenze aliene, dei vaccini, del fluoro nei dentifrici o dello zucchero negli alimenti... mi pronuncio (e modifico io stesso i miei comportamenti) solo dopo aver acquisito una visione il più possibile ampia della questione sia, dove possibile, in maniera diretta, sia contattando i personaggi che ne sanno più di me (no... non mi limito a guardare i video complottisti su youtube!).

In questo caso, il “neuroscienziato medio” risponde che i ricordi sono immagazzinati da qualche parte nel cervello, ad un livello inconscio, sempre pronti ad emergere. E questo è ciò che viene insegnato a scuola.

“Immagazzinati nel cervello”!?!
Ma cosa diavolo vuol dire... a livello pratico?
Noi non ci fermiamo a un’ipotesi che, al momento, non essendo ancora supportata da dimostrazioni, possiamo definire “campata in aria”. Noi vogliamo andare in profondità. Se l’immagine di mia nonna o della mia automobile si trovano da qualche parte nel mio cervello fisicamente, come affermano i neuroscienziati, significa che se io seziono un neurone o scansiono una rete neurale, devo in qualche modo trovare quelle immagini? Come dei file dentro una cartella?

Detto in altri termini: in quale senso il ricordo di mia nonna che entra nella stanza portandomi la torta di compleanno si trova “immagazzinato” (sto usando i termini che si trovano nei libri di testo) nella chimica del mio cervello???

Esiste un gap, incolmabile, fra l’immagine nella mia coscienza – comprese le eventuali sensazioni relative a quell’immagine – e ciò che può verosimilmente accadere dentro un cervello che lavora grazie alla chimica e agli impulsi elettrici.

Nella mia coscienza io possiedo il ricordo ben preciso di mia nonna (con tanto di sensazioni e profumi), ma nel mio cervello si possono verificare solo processi chimico/elettrici. Ma allora l’immagine vera e propria, da dove arriva? Come si compone... e, soprattutto, come faccio io a “vederla” nella mia testa?
Detto in altre parole, se io seziono i miei neuroni al microscopio... non trovo né immagini né profumi, però nella mia coscienza “appaiono”.
Il passaggio da un fenomeno all’altro, resta un mistero.

Il mestiere della scienza è fare ipotesi – e per questo mi piace – ma poi sta al nostro discernimento fare in modo che le ipotesi non diventino, in maniera arbitraria, delle certezze di vita. La teoria ufficiale dice che i pensieri e i ricordi “in qualche modo emergono” dalla fisiologia del cervello. Ma è una teoria, al momento indimostrabile. E non è certo la prima volta che una teoria assurge al ruolo di verità [ricordiamoci che la teoria secondo la quale l’evoluzione delle specie avverrebbe per mutazioni casuali si è rivelata probabilisticamente insostenibile, tuttavia viene ancora insegnata a scuola]. Insomma... in mancanza d’altro, prendiamo delle teorie, le diamo per buone e le insegniamo a scuola, perché tanto un bambino non fa troppe domande e più che altro sta lì seduto in attesa dell’intervallo.

Sia ben chiaro, questo non sottrae validità al metodo scientifico, piuttosto dovrebbe indurre tutti noi a una riflessione: una teoria non è una verità e non dovremmo utilizzarla per continuare a dormire sonni tranquilli, quando invece non sappiamo ancora praticamente nulla di certo sull’universo che ci circonda né di come funziona la coscienza umana, né, soprattutto, del collegamento fra i due (e qui si aprirebbe tutto un altro discorso).

Una cosa è certa: quello che avviene a livello della coscienza (ricordi, sensazioni, il nostro stesso senso di esserci), non è spiegabile unicamente con ciò che avviene sul piano fisico/chimico. E il nostro cervello non contiene cartelle con dentro delle immagini.

A voi le ulteriori riflessioni, in base ai vostri studi... ma, soprattutto, in base alle vostre esperienze dirette.

Salvatore Brizzi
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Per info:  simonabarberieventi@gmail.com
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18 Novembre – OLBIA
Seminario
LEADERSHIP SPIRITUALE
Gli insegnamenti di Draco Daatson
condotto da Salvatore Brizzi
Per info:  assoc.artemisia@gmail.com










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